Forum. Il welfare al tempo della pandemia
Manager in riunione
Ai tempi della pandemia cambia anche il welfare. Spazi, mobilità, normativa, soluzioni e buone pratiche al centro del Welfare Forum 2020 organizzato da Easy Welfare Edenred, per la prima volta in formato digitale. Un nuovo modo per raccontare le sfide attuali e l’evoluzione del mondo del lavoro. All’evento, moderato da Filippo di Nardo, giornalista esperto di welfare aziendale, sono intervenuti: Luca Brusamolino, founder & ceo di Workitect, Claudio Petrocelli di Movesion, Diego Paciello, responsabile dell’Area fiscale, Welfare, Compensation and Benefits di Toffoletto De Luca Tamajo e soci, Damien Joannes, direttore Welfare di Easy Welfare Edenred ed Elisabetta Castellotti, coe Performance & Reward di Ing Italia.
Da un recente Rapporto, inoltre, emerge, per la prima volta dopo cinque anni di analisi, che le imprese attive nel welfare aziendale superano il 50% e, nonostante il Covid che per molte di loro ha avuto evidenti ricadute economiche negative, il 79% di queste ha confermato le iniziative di welfare in corso e il 28% ne ha introdotte di nuove.
Con l’emergenza sanitaria, l’isolamento e il conseguente lavoro agile si è trasformata la concezione dei luoghi dove si opera. «Non è più diventato obbligatorio recarsi in ufficio – spiega Brusamolino -. Gli ambienti fisici e virtuali influiscono sulla produttività dei dipendenti. Nei prossimi mesi si dovranno ripensare gli spazi in cui si lavora». Anche gli spostamenti casa-lavoro hanno subito una trasformazione. «Con la pandemia – sottolinea Petrocelli - è cambiata anche la mobilità. Dal decreto Ronchi in poi è stata posta attenzione alle abitudini di spostamento dei dipendenti per raggiungere il luogo di lavoro, ridurre i tempi e migliorare la qualità dei trasporti e della vita in maniera sostenibile». Per Paciello, invece, la normativa «dovrà essere molto attenta alle esigenze dei dipendenti: il welfare è un sistema di conciliazione vita-lavoro orientato al benessere delle persone. Deve essere il più coinvolgente possibile. Tenendo conto che il 90% delle imprese italiane sono micro o piccole, non bisogna vincolarlo alla contrattazione di secondo livello». Nelle aziende in cui il welfare offre beni e servizi efficienti, è alta la capacità di attrarre, trattenere e motivare i talenti. «Bisogna mettere al centro il dipendente – afferma Joannes -. Il welfare rappresenta un circolo virtuoso per le persone, le imprese e il sistema Paese. Oltre ad aiutare la conciliazione vita-lavoro, cresce il benessere e la produttività, rafforza la cultura d’impresa. Inoltre il credito generato è utilizzato verso i consumi, i settori in crisi e il territorio. In questo caso l’innovazione e la tecnologia aiutano i progetti di welfare: dai corsi gratuiti per grandi e piccoli alle consulenze fiscali e assicurative». Secondo Castellotti, infine, «il welfare gioca un ruolo importante e per questo, già durante la prima fase emergenziale, abbiamo rafforzato i servizi per i dipendenti e le loro famiglie: dal raddoppio del premio previsto dal decreto Cura Italia, a una copertura sanitaria aggiuntiva legata al Covid-19, fino all’introduzione di servizi di supporto psicologico individuali e di squadra. Con la recente adozione del nostro modello di smart working super flessibile, abbiamo aggiunto un importo mensile spendibile in servizi welfare e un contributo per l’acquisto di strumenti per rendere più confortevole il lavoro da casa. Si tratta di benefit che si integrano con altre iniziative per il benessere dei colleghi per una qualità della vita a 360 gradi».
Nel complesso, le aree di maggior intervento delle oltre 3mila aziende compulsate per il Rapporto sono state: sanità, sicurezza, assistenza, formazione, conciliazione vita-lavoro. E balza evidente un altro dato: il welfare aziendale fa crescere l’impresa sia in termini di produttività che di occupazione.