Economia

Prodotti finanziari. Fondo sostenibile? Il giudizio si esprime in globi

Andrea Di Turi lunedì 19 novembre 2018

Visto che è uno dei punti del Piano d’azione sulla Finanza sostenibile varato dalla Commissione Ue, in un futuro non lontano potrebbero arrivare etichette unificate a livello europeo per aiutare il risparmiatore a capire se un prodotto finanziario è più o meno sostenibile di un altro in termini di impatto sociale e ambientale. Fino ad allora, a parte le etichette promosse autonomamente in alcuni Paesi (come la "label Isr" in Francia), si continuerà a fare leva sugli strumenti sviluppati dagli attori del mercato, a partire dalle cosiddette agenzie di rating etico o di sostenibilità. Spesso rimane però un problema di comunicazione, perché per il piccolo risparmiatore non è sempre facile né accedere a queste informazioni, né interpretarle. Per cui ha costituito una sorta di spartiacque l’iniziativa lanciata a inizio 2016 da Morningstar, primaria società internazionale nella ricerca e analisi sui prodotti finanziari, insieme all’agenzia di rating etico Sustainalytics.

Si tratta dei "globi" della sostenibilità, che Morningstar ha iniziato ad assegnare alle migliaia di fondi che analizza a livello mondiale: «I globi – dice Sara Silano, che in Morningstar Italia è Managing Research Editor e fa parte del team globale di ricerca sulla sostenibilità – esprimono dei giudizi di sostenibilità: cinque globi indicano il massimo, a decrescere fino a un solo globo. I fattori fondamentali di cui teniamo conto nel giudizio riguardano il comportamento dei titoli che il fondo ha in portafoglio rispetto a: dimensioni ambientali, come il rischio climatico; sociali, come gli standard lavorativi delle società in cui è investito; e relativi alla governance delle società, ad esempio in termini di diversità di genere nei consigli di amministrazione, o di buona condotta degli amministratori. E poi valutiamo il livello di controversie a cui un fondo, per i titoli che detiene, può andare incontro nel tempo». Per fare un esempio, ai tempi del "diesel gate" è aumentato il livello di controversie sul titolo Volkswagen; similmente è accaduto per Atlantia (la società che controlla Autostrade), in seguito alla tragedia del ponte Morandi a Genova. Sebbene in entrambi i casi le analisi indicassero livelli di controversie già elevati anche prima degli accadimenti: «L’analisi di uno strumento finanziario dal punto di vista della sostenibilità, alla fine – spiega Silano –, rappresenta un’analisi di tipo finanziario. Perché è ormai sempre più evidente che gli aspetti di rischio ambientale, sociale, di governance, incidono sui risultati per quanto riguarda il rendimento che uno strumento può offrire».

Recentemente Morningstar ha aggiornato la metodologia di calcolo del rating di sostenibilità, incorporando ad esempio l’andamento storico dei portafogli. Se n’è parlato alla conferenza annuale di Morningstar svoltasi a Milano la settimana scorsa, che per la prima volta è stata dedicata quasi per metà proprio alle tematiche della sostenibilità, con un ampio focus sui rischi e i costi del cambiamento climatico: «Il motivo è che crediamo si tratti di un messaggio chiave da dare – sottolinea Silano – e di un obiettivo chiave per il nostro lavoro, su cui vogliamo continuare ad esserci». E poi c’è l’educazione finanziaria, su cui Morningstar Italia è impegnata da tempo. Ad esempio con una produzione regolare di contenuti ad hoc sul proprio sito web: «È importante – conclude Silano – aiutare a effettuare una valutazione critica di questo tipo di investimenti: cosa è veramente sostenibile e cosa non lo è? Il lavoro di analisi può servire a dare risposte in questo senso. E a separare chi opera seriamente da chi fa greenwashing».