Economia

CONFRONTO ALLE CAMERE. Fondi scudati, il governo valuta un prelievo

Angelo PIcariello mercoledì 17 agosto 2011
«I capitali scudati ? Non ho ancora visto la proposta». È circa mezzogiorno quando Silvio Berlusconi, atteso al varco all’aeroporto di Olbia, si vede porre a bruciapelo la domanda sulla proposta del Pd. Pier Luigi Bersani, infatti, proprio della necessità di incidere sugli evasori (sia pur pentiti e condonati nel 2009) ne ha fatto una battaglia simbolo delle opposizioni. Ma sulla manovra crescono voci di dissenso, anche nella maggioranza.Il cammino parlamentare si presenta irto di ostacoli: tutti pronti a difenderne necessità e importo, ma nessuno è disposto fino in fondo ad intestarsela. Cresce la fronda nel Pdl e la Lega - che pure manda messaggi rassicuranti sulla tenuta del governo - apre con Roberto Maroni a possibili modifiche, mentre resta l’ipotesi del voto di fiducia. «Spero non serva», dice il premier.«Ci ripenserà», si mostra scettico il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Che ironizza: «La manovra votata all’unanimità in Consiglio dei ministri dopo due ore già non aveva più padri. Il governo – attacca – è una barca senza timone, che rende non credibili le sue stesse proposte. Non sollecita uno sforzo comune chiedendo di più a chi ha di più, ma strizza sempre l’occhio a chi non vuole pagare». Il segretario del Pd insiste sulla bontà della proposta: «Stimiamo di ricavare non meno di 15 miliardi da destinare a crescita e lavoro».In serata, con il premier di nuovo ad Arcore, trapela che l’idea è al vaglio anche del Pdl. Restano tuttavia i dubbi sulla sua percorribilità (specie da parte del ministro Tremonti, pronto a ravvisare profili di «incostituzionalità» in un prelievo aggiuntivo sui soldi ex-scudo), trattandosi di capitali rientrati sotto tutela dell’anonimato e proprio sulla spinta di una tassazione, per così dire, di favore. Infatti il tam tam parla, nel Pdl, dell’idea di un minimale 1-2%, che darebbe circa 2 miliardi. «Quel che serve per coprire la rimodulazione» della tassa di solidarietà, spiega una fonte governativa. In ogni caso, molto meno di quel 20% che il segretario del Pd propone, giudicando a sua volta «risibile» l’idea del Pdl e indicando però una strada difficilmente percorribile (lo Stato dovrebbe obbligare banche e finanziarie a consegnare gli elenchi).«I sondaggi servono, ma per tastare il polso dell’elettorato preferisco farmi una passeggiata», aveva detto il premier a Porto Rotondo sfoggiando un ritrovato ottimismo. In ogni caso - al di là dell’immancabile barzelletta - il presidente del Consiglio nel colloquio a ruota libera con giornalisti e turisti, in Sardegna, aveva lanciato messaggi di apertura alle opposizioni, pur ribadendo che i saldi della manovra sono «intoccabili». Gli chiedono dell’Iva, come possibile alternativa al contributo di solidarietà: «L’1% in più porterebbe 5 miliardi, ma anche una contrazione dei consumi», aveva sentenziato Berlusconi, difendendo la scelta adottata sull’eurotassa, «introdotta non perché dia un grande introito – spiegava –, molto meno di un miliardo, ma perché non fossero le classi minori e quelle più disagiate, attraverso un minore servizio reso loro dalle amministrazioni locali, a dover pagare maggiormente il costo della manovra».Tuttavia nel Pdl escono allo scoperto nuove voci di dissenso dopo quelle aggregate dal sottosegretario Guido Crosetto. Ma Berlusconi è fiducioso: alla fine prevarrà «la disciplina di partito». Di manovra «inaccettabile» parla l’ex ministro Antonio Martino: «Servono riforme – attacca – non nuove tasse». E c’è anche chi - come il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi -, pur con atteggiamento più propositivo, spinge con forza perché la proposta del Pd venga vagliata. Dei malumori interni si fa carico il segretario Angelino Alfano. «Ci mancherebbe altro», risponde a chi gli chiede se incontrerà i "frondisti": «Nel PdL c’è spazio per tutti, e la manovra non è blindata», assicura. «A condizione – avverte – di arrivare a una sintesi».