Davos. Il Fmi: crescita mondiale accelera, merito delle economie avanzate
La crescita mondiale non si ferma, anzi accelera. E a fare da traino sono le economie avanzate, a partire dagli Usa che risentono dell’effetto positivo della riforma fiscale di Trump. Il Fondo monetario internazionale, nell’aggiornamento del World economic outlook che per la prima volta si è svolto a Davos, nell’ambito del Forum economico mondiale, sottolinea come la «ripresa ciclica avviata da metà 2016 ha continuato a rafforzarsi» visto che in 120 Paesi, che rappresentano i tre quarti del Pil mondiale si è avuta un’accelerazione nel 2017 che rappresenta il «miglior risultato sincronizzato dal 2010». Il sondaggio pubblicato ogni due anni e aggiornato ogni sei mesi fotografa lo stato di salute dell’economia mondiale, prendendo in esame indicatori come il Pil, l’inflazione, il conto corrente e il saldo fiscale di 180 paesi. I dati resi noti ieri sono molto positivi, soprattutto per i prossimi tre anni. La crescita globale nel 2017 è stimata al 3,7% (lo 0,1% in più di quanto previsto ad ottobre) e nei prossimi due anni andrà anche meglio con una previsione del 3,9%. «Siamo piuttosto ottimisti per le prospettive di breve termine, ma il medio termine ci dà qualche preoccupazione» spiega Christine Lagarde, direttore generale del Fmi.
Buone notizie, anche se con le tradizionali incognite legate al voto politico, per l’Italia. I tecnici di Washington fissano all’1,6% l’incremento del Pil nel 2017, all’1,4% per l’anno in corso (con un ritocco al rialzo dello 0,3% rispetto alle stime autunnali) e all’1,1% per il 2020. «Le incertezze politiche creano rischi nella realizzazione delle riforme o la possibilità di un ri-orientamento dell’agenda, anche nel contesto delle elezioni in arrivo in diversi Paesi» fra cui appunto Italia, Messico e Brasile sottolinea il Fmi. Per l’Eurozona, dopo il +2,4% del 2017, il Fondo monetario prevede per quest’anno una crescita del 2,2% e del 2% per il prossimo (+0,3 punti percentuali rispetto alle stime precedenti per entrambi gli anni). Vola la Germania con un aumento di mezzo punto percentuale della crescita prevista (2,3 e 2% per il prossimo biennio). A trascinare il rimbalzo positivo dell’economia mondiale sono soprattutto i "big". Lo scarto positivo più ampio è previsto negli Usa sulla scia della riforma fiscale di Trump. Il Pil a stelle e strisce aumenterà del 2,7% nel 2018 e del 2,5% l’anno prossimo (mezzo punto in più in media rispetto alle ultime previsioni) per effetto dell’aumento degli investimenti legato alla riduzione delle tasse alle imprese. Ma si tratta di misure provvisorie in alcuni casi che potranno creare un effetto boomerang a partire dal 2022.
Quanto alle economie emergenti il risultato più brillante è dell’India che crescerà a un ritmo del 7,4% quest’anno e del 7,8% il prossimo. Destinata a rallentare leggermente l’economia cinese, con un Pil previsto in aumento del 6,6% nel 2018 e del 6,4% nel 2019.Secondo i tecnici di Washington, «i rischi per la crescita globale appaiono largamente bilanciati nel breve termine, ma rimangono distorti verso il basso nel medio». A preoccupare è una possibile brusca correzione dei corsi azionari, che potrebbe riflettersi su crescita e fiducia con un’accelerazione dell’inflazione e tassi di interesse nelle economie avanzate. Non manca il classico richiamo a fare di più sul fronte delle riforme. Due le priorità individuate: incrementare la produzione potenziale e rendere la crescita "più inclusiva". Le politiche monetarie, infine, «dovrebbero continuare a rimanere accomodanti».