La crisi. First Republic salvata da Jp Morgan, attesa per il rialzo dei tassi della Fed
Da una parte l’assicurazione che il sistema bancario è stabile e che First Republic Bank è fallita anche perché “gravemente mal gestita”. Dall’altra l’appello al Congresso perché non si arrivi al default governativo il prossimo 1 giugno e si alzi quindi il tetto del debito o se ne sospenda il limite. Alla vigilia della nuova riunione della Fed, la Casa Bianca è intervenuta sulle due questioni che rischiano di avere gravi ripercussioni sull’economia Usa e non solo, visto ad esempio l’effetto contagio che una crisi delle banche avrebbe su tutti i mercati.
First Republic, banca regionale di San Francisco, ha visto evaporare il 75% del valore a Wall Street in pochi giorni, dopo aver confermato la fuga di 100 miliardi di dollari di depositi nel primo trimestre dell'anno. L'8 marzo, il giorno in cui Silicon Valley Bank rivelò le perdite che innescarono la corsa ai depositi e il successivo crollo, le sue azioni valevano 115 dollari. Venerdì sera, dopo la chiusura di Wall Street, era sceso a 3,51 dollari. Ora in Borsa vale solo 650 milioni di dollari.
Per First Republic non c’erano grandi prospettive: per salvarla è intervenuta la Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic), l’agenzia che vigila sulla solvibilità delle banche, che ha preso possesso della First Republic e concluso un accordo per la vendita della maggior parte degli asset della banca a JPMorgan Chase & Co. JPMorgan assumerà tutti i 103,9 miliardi di dollari di depositi di First Republic e acquisterà la maggior parte dei suoi 229,1 miliardi di dollari di attività. La transazione rende JPMorgan la più grande banca degli Usa. Si tratta del secondo più grande fallimento bancario nella storia statunitense che negli ultimi due mesi ha visto il crac anche di Silicon Valley Bank e Signature Bank.
La decisione della Fed sui tassi
Secondo la Casa Bianca, l’intervento tempestivo della Fdic su First Republic proteggerà i depositi e garantirà che il sistema bancario resti stabile. "Non ho la sfera di cristallo ma speriamo che l'acquisto di First Republic aiuti a stabilizzare tutto", ha detto il Ceo di JpMorgan Chase, Jamie Dimon, secondo il quale il sistema appare "molto molto solido". Sulla stessa lunghezza d'onda anche il manager finanziario dell'istituto Jeremy Barnun, che ha sottolineato come ora "c'è una situazione davvero molto differente dal 2008". Ieri Wall Street ha reagito con un lieve calo, con il Dow Jones che ha ceduto lo 0,14% e il Nasdaq dello 0,1%.
Domani la Fed comunicherà la decisione sui tassi di interesse. Le previsioni sono per un "one and done", ovvero un ultimo rialzo da 25 punti base e l'indicazione di una pausa che verosimilmente sarà interpretata come la fine del ciclo di rialzi. Anche nel caso della Bce, che si riunirà giovedì, l'attesa è per un rialzo tra i 25 e i 50 punti base.
Il rischio default
Gli investitori sono anche preoccupati, dopo che la segretaria al Tesoro Janet Yellen ha dichiarato in una lettera al Congresso che gli Stati Uniti potrebbero andare in default e dunque non soddisfare tutti gli obblighi di pagamento del governo "già dal primo giugno" senza un'azione del Congresso per innalzare il tetto del debito. Subito dopo il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha convocato i quattro massimi leader del Congresso alla Casa Bianca per la prossima settimana.