Economia al femminile. La nuova finanza ha bisogno di donne
«Se Lehman Brothers si fosse chiamato Lehman Sisters tutto sarebbe andato molto diversamente» questa frase di Christine Lagard ripresa da Anna Fasano, vice presidente di Banca Etica ben sintetizza i risultati dell’indagine «Donne e finanza sostenibile», curata da Doxa e Forum per la Finanza Sostenibile e presentata ieri a Roma nel corso del primo evento della settima edizione della Settimana SRI (Sustainable and Responsible Investment).Il Forum per la Finanza Sostenibile è nato nel 2001 la sua mission è la promozione della conoscenza e della pratica dell’investimento sostenibile, con l’obiettivo di diffondere l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nei prodotti e nei processi finanziari. «Abbiamo oltre 90 associati che rappresentano tutti gli stakeolders della finanza sostenibile, un tema sempre più attuale e dall’interesse esponenziale crescente, come dimostra il "tutto esaurito" ai 13 eventi in programma nella settimana», ha detto in apertura lavori il presidente Pietro Negri. In questo contesto di forte crescita del mercato SRI la scelta del focus sulla propensione all’SRI delle risparmiatrici è nata dalla constatazione che la figura della donna riveste un ruolo sempre più centrale nel panorama economico-finanziario. «Cresce la domanda di finanza sostenibile – ha ribadito il segretario generale del Forum per la Finanza Sostenibile Francesco Bicciato – ma non l’offerta: un dato paradossale che emerge da ogni nostra indagine».Dati confermati anche dalla ricerca presentata ieri in base alla quale la parziale proposta da parte degli operatori finanziari e una limitata conoscenza delle caratteristiche dei prodotti, sono le motivazioni più citate per il mancato acquisto dei prodotti d’investimento sostenibile e responsabile (citate, rispettivamente, dal 50% e dal 38% dei risparmiatori che conoscono i prodotti SRI).«Abbiamo intervistato – ha specificato Simone Pizzoglio di Doxa – soggetti che hanno investito, nell’ultimo anno, risparmi per almeno 1.000 euro: una scelta ragionata per analizzare i risparmiatori medi e presentare dati rispondenti al panorama reale».Entrando nel dettaglio dell’indagine, la prudenza è l’elemento che caratterizza l’atteggiamento verso gli investimenti e il risparmio tra le donne, il 59% delle quali predilige investimenti a basso rischio, anche se meno redditizi; propensione confermata dal 65% delle risparmiatrici che considera la rischiosità un elemento molto rilevante per le scelte d’investimento. Il 44% delle donne prende autonomamente le decisioni finanziarie per la famiglia pur non tralasciando il confronto e la condivisione delle scelte.Sei risparmiatrici su dieci si dichiarano informate sui prodotti di risparmio presenti sul mercato. Il consiglio dei consulenti è il modo principale di valutare e orientare le proprie scelte: una su due investe solo in prodotti consigliati e solo il 15% non ha un consulente che la segue. Dovendo compiere scelte d’investimento le donne sono molto sensibili ai temi della sostenibilità soprattutto rispetto alle questioni della sfera sociale. Il 77% ritiene che i temi ambientali, sociali e di governance siano importanti nel mondo della finanza e il 76% tiene in considerazione la presenza di programmi contro la disparità salariale, dedicati alla conciliazione lavoro/famiglia, di politiche del personale tese a garantire le pari opportunità e la sicurezza delle donne sul lavoro. Altro elemento discriminante è la presenza di donne nei Consigli di amministrazione e tra i vertici aziendali, importante per il 65% delle intervistate, così come la compatibilità tra i propri valori e quelli delle aziende investite e la pubblicazione di bilanci di sostenibilità. Molto carente invece è giudicata l’informazione sulla finanza sostenibile da parte di media, istituzioni e operatori finanziari: solo il 25% si considera informato sui prodotti d’investimento sostenibili e responsabili, mentre il 45% afferma di conoscere le attività delle aziende legate ai propri prodotti di risparmio. Dati che devono far riflettere perché tra chi non ha consapevolezza dei prodotti SRI o non ne ha mai sottoscritti, ben l’84% dice che vi investirebbe parte dei propri risparmi.