Trasferta interlocutoria ieri per Sergio Marchionne in Germania nell’ambito delle trattative per l’alleanza con Opel. Dopo l’incontro con l’ad della Fiat il governatore della Renania Kurt Beck quest’ultimo ha espresso preoccupazione: «Ci sono punti interrogativi sul piano della Fiat che sono diventati ancora più grandi dopo il colloquio», ha sottolineato il capo del Land dove ha sede lo stabilimento di Kaiserslautern (3500 dipendenti), rilevando che Torino «non fornisce una sicurezza sufficiente nemmeno per parte dell’impianto». Anche dall’Assia giungono segnali di freddezza. Il governatore Roland Koch ha rilevato ieri dopo un incontro che la Fiat non ha dato nemmeno «uno sguardo ai dati preparati per Opel Europe» e ha poi invitato il gruppo torinese a presentare in fretta un’offerta. I piani di Fiat su Opel non sono ancora definitivi e la frenata dei governatori tedeschi punta probabilmente a spingere il Lingotto a fornire maggiori dettagli e dare garanzie sul mantenimento delle fabbriche. Non a caso il ministro federale dell’Economia Karl-Theodor zu Guttenberg ha detto ieri che «la Fiat sta ritoccando la sua bozza di piano». Dal canto suo Marchionne non è apparso pessimista, ha detto che i colloqui «vanno bene» ma che «è ancora tutto da discutere». Il top manager ha rimarcato però che le trattative in Germania dovrebbero concludersi entro la fine del mese: il 1 giugno scade infatti il termine posto dal presidente Usa Barack Obama alla General Motors – che controlla il marchio tedesco – per presentare il piano di ristrutturazione. L’esito del negoziato resta quindi tutto da scrivere. Ma va considerato che l’unica offerta alternativa su Opel, quella del gruppo di componentistica austrocanadese Magna in tandem con i russi di Gaz, non appare solidissima. A meno che non comprenda altri soci rimasti per ora «coperti». In Italia la Cgil giudica «intelligente» la decisione della Fiat di mettersi nell’operazione con Chrysler e Gm ma chiede che il governo si convochi «immediatamente » le parti per conoscere le intenzioni del gruppo sui risvolti occupazionali italiani della trattativa con Opel, quella che maggiormente può avere ricadute sulle fabbriche italiane. Giovedì il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola aveva preannunciato un vertice ma senza indicare date. Epifani ha lamentato una carenza informativa sulle vicenda e ha invitato Marchionne a presentarsi al tavolo: «Dica a noi quello che sta dicendo anche agli altri, altrimenti si alimentano sospetti». Anche il leader Cisl Raffaele Bonanni vuole un incontro e propone per gli stabilimenti italiani del Lingotto un riposizionamento su produzioni ad alta tecnologia per evitare il rischio di delocalizzazioni in Paesi come la Polonia. Intanto si profila un fronte sindacale italo- tedesco: il leader dei dipendenti Opel Klaus Franz ha detto che mercoledì prossimo incontrerà a Francoforte i rappresentanti dei tre principali sindacati italiani metalmeccanici per discutere dei piani di Fiat sulla controllata tedesca di Gm.
Dal tribunale Usa «sì» all'intesa con Chrysler. Il tribunale fallimentare che si sta occupando della procedura di "Chapter 11" avviata per Chrysler ha dato il via libera all’integrazione tra Fiat e la casa automobilistica statunitense. Lo scrive il Wall Street Journal precisando che il tribunale ha stabilito nel 20 maggio il termine per presentare eventuali offerte concorrenti a quella di Fiat, che però fino a oggi non sono arrivate. Dopo l’annuncio di Oppenheimer è arrivato anche quello del gruppo dei "creditori dissidenti" che hanno comunicato di aver rinunciato ad adire le vie legali poiché non dispongono di «massa critica» sufficiente ad andare avanti contro il governo americano.