Fiat finanzierà i nuovi investimenti con strumenti diversi dall'aumento di capitale, rilancerà il marchio Alfa Romeo e uscirà dai segmenti medio e basso del mass market.Lo ha detto l'ad
Sergio Marchionne in un'intervista con il direttore di
Repubblica Ezio Mauro, aggiungendo che, "se non crolla un'altra volta il mercato", col tempo rientreranno tutti i dipendenti italiani in cassa integrazione.La società che nascerà dalla fusione con Chrysler avrà un nome nuovo e sarà probabilmente quotata a Wall Street, sul modello Cnh Industrial. "Fiat è quotata a Milano. Poi, andremo dove ci sono i soldi (...), dove c'è un accesso più facile ai capitali. Non c'è dubbio che il mercato più fluido è quello americano, quello di New York, ma deciderà il Consiglio. Io sono pronto anche ad andare a Hong Kong per finanziare lo sforzo di Fiat-Chrysler".Sulla sede della società, Marchionne dice: "Lo decideremo, anche in base alla scelta di Borsa, ma mi lasci dire che è una questione che ha un valore puramente simbolico, emotivo". L'ad spiega di non essere preoccupato per il debito, su cui Moody's ha minacciato il downgrade, e rimanda al piano di aprile dei nuovi modelli per vedere "dove si posizionerà"."Sarebbe una distruzione di valore", dice Marchionne, rispondendo a una domanda su un possibile aumento di capitale. "Ci sono metodi, modelli diversi per finanziare gli investimenti", spiega, aggiungendo che "il convertendo potrebbe essere una misura adatta", ma senza commentare la cifra da 1,5 miliardi contenuta in molti report di analisti e di stampa.Sulla possibile cessione di Alfa Romeo ai tedeschi, risponde: "Se la possono sognare. E credo che la sognino, infatti. L'Alfa è centrale nella nostra nuova strategia". "In capannoni fantasma mimetizzati in giro per l'Italia, squadre di uomini nostri stanno preparando i nuovi modelli Alfa Romeo che annunceremo ad aprile e cambieranno l'immagine del marchio, riportandolo all'eccellenza assoluta", dice. "Fiat andrà nella parte alta del mass market, con le famiglie Panda e Cinquecento, e uscirà dal segmento basso e intermedio. Lancia diventerà un marchio soltanto per il mercato italiano, nella linea Y". Sugli stabilimenti, a Mirafiori-Grugliasco "si faranno le Maserati, compreso un nuovo suv e qualcos'altro che non le dico"; a Melfi "la 500x e la piccola Jeep"; a Pomigliano "la Panda e forse una seconda vettura"; Cassino "è lo stabilimento più adatto per Alfa Romeo".
LANDINI: IN USA ACCORDI, QUI FABBRICHE FANTASMA"Quando si discute di politiche industriali ci vogliono cose scritte, negli Usa Marchionne non ha fatto interviste sui giornali, ha fatto accordi con Obama e con i sindacati. Ha detto quanto ci metteva, come faceva a ridare indietro i soldi, quali modelli avrebbe fatto e quali tecnologie intendeva utilizzare. Qui invece siamo agli stabilimenti fantasma, da quanto ho letto nell'intervista". Così
Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, risponde a chi gli chiede un commento riguardo all'intervista rilasciata dall'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, in cui ha illustrato i progetti della Fiat per l'Italia e assicurato il rientro di tutti gli operai e il rilancio dell'Alfa."Dire che si rientra tutti in base al mercato - prosegue Landini, parlando a margine dell'assemblea dei delegati della Cgil Lombardia alla Camera del lavoro di Milano - io so già come va a finire, è un film che ho già visto. Marchionne ne ha dette tante. Noi siamo di fronte al fatto che ieri, a un incontro con la Fiat, ci ha ufficialmente dichiarato che loro non discutono con nessuno il piano industriale, né con il Governo né con i sindacati, ma informeranno delle decisioni che prenderanno".Il segretario generale del sindacato dei metalmeccanici della Cgil conclude sottolineando che "non possiamo diventare la repubblica delle banane, dove si impara cosa fanno le imprese dalle interviste sui giornali".
PROTESTANO I LAVORATORI DI TERMINI IMERESEGli operai della Fiat e dell'indotto di Termini Imerese hanno rimossi i blocchi lungo l'autostrada A19. Le tute blu in corteo sono tornate a presidiare i cancelli della fabbrica del Lingotto, dove da mercoledì i lavoratori hanno montato due gazebo e protestano conun presidio permanente per chiedere di riaccendere i riflettori sul rilancio del polo industriale termitano e individuare soluzioni credibili per far ripartire lo stabilimento, chiusa da due anni, scongiurando l'ipotesi dei licenziamenti collettivi dopo il 30 giugno, quando scade il paracadute sociale per i circa mille operai del Lingotto e dell'indotto in cig in deroga. "Se non arrivano soluzioni, dal 15 aprile le aziende potrebbero avviare le procedure di licenziamento collettivo", dice il segretario provinciale della Fiom di Palermo
Roberto Mastrosimone, secondo il quale "lo stabilimento va riattivato. Il governo deve spingere Marchionne a rivedere la propria posizione, dando un segnale a questo Paese a partire da Termini Imerese. Rispetto al passato serve un'inversione di tendenza". Per domani alle 10 il prefetto Francesca Cannizzo ha convocato i sindacati a Palermo, dove i lavoratori torneranno a manifestare con un sit in.