Economia

TORINO. Fiat fuori da Confindustria Industriali: «Non condividiamo»

lunedì 3 ottobre 2011
«Fiat, che è impegnata nella costruzione di un grande gruppo internazionale con 181 stabilimenti in 30 Paesi, non può permettersi di operare in Italia in un quadro di incertezze che la allontanano dalle condizioni esistenti in tutto il mondo industrializzato. Per queste ragioni, che non sono politiche e che non hanno nessun collegamento con i nostri futuri piani di investimento, ti confermo che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1 gennaio 2012». Così Sergio Marchionne nella lettera inviata lo scorso 30 settembre a Emma Marcegaglia, annuncia l'uscita del Lingotto da Confindustria. «Stiamo valutando la possibilità di collaborare, in forme da concordare, con alcune organizzazioni territoriali di Confindustria e in particolare con l'Unione Industriale di Torino - aggiunge Marchionne - da parte nostra, utilizzeremo la libertà di azione applicando in modo rigoroso le nuove disposizioni legislative. I rapporti con i nostri dipendenti e con le Organizzazioni sindacali saranno gestiti senza toccare alcun diritto dei lavoratori, nel pieno rispetto dei reciproci ruoli, come previsto dalle intese già raggiunte per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco». «È una decisione importante, che abbiamo valutato con grande serietà e attenzione, alla quale non possiamo sottrarci perché non intendiamo rinunciare a essere protagonisti nello sviluppo industriale del nostro Paese», conclude Marchionne.LA RISPOSTA DEGLI INDUSTRIALI«Confindustria è un'associazione volontaria di liberi imprenditori. Prendiamo atto delle decisioni della Fiat pur non condividendone le ragioni, anche sotto il profilo tecnico-giuridico». Il Comitato di presidenza di Confindustria prende ufficialmente posizione rispetto alla decisione della Fiat di lasciare la confederazione. In una nota il Comitato di presidenza commenta la lettera che l'amministratore del Lingotto, Sergio Marchionne ha inviato alla presidente degli industriali, Emma Marcegaglia per spiegare i motivi della decisione. «Nella stessa lettera dell'Amministratore Delegato della Fiat - spiega il Comitato - si riconosce che il quadro normativo in tema di relazioni industriali, che peraltro era già stato fortemente innovato con l'accordo del 2009, è sensibilmente migliorato per effetto dell'accordo interconfederale del 28 giugno e dell'articolo 8 della manovra di agosto. Anche grazie all'azione di Confindustria, sono oggi riconosciuti spazi molto ampi alla contrattazione aziendale, vi sono forti garanzie in ordine all'efficacia ed esigibilità degli accordi per assicurare i necessari margini di flessibilità all'organizzazione aziendale».Per Confindustria «le imprese hanno quindi maggiori certezze riguardo alla loro operatività. L'ampia condivisione delle parti sociali intorno all'accordo del 28 giugno è la migliore garanzia che le innovazioni previste potranno trovare ampia e diffusa applicazione nel tessuto industriale italiano. Aggiungiamo che Confindustria non ha mai messo in dubbio la validità e l'applicabilità dell'articolo 8 e anzi ne ha sempre ribadito la coerenza rispetto all'accordo del 28 giugno».Per il Comitato della confederazione «secondo la generalità degli esperti di diritto del lavoro, in nessun modo la ratifica dell'accordo interconfederale avvenuta il 21 settembre ne ha depotenziato gli effetti o ha posto dei limiti aggiuntivi all'applicabilità delle norme di legge. Confindustria ha sempre agito e continuerà ad agire a sostegno della competitività di tutti i suoi associati, piccoli, medi e grandi, senza mai rinunciare a inserire la propria azione in una visione dell'interesse generale del Paese. Sottolineiamo al riguardo che l'accordo del 28 giugno è stato approvato all'unanimità dalla Giunta di Confindustria sia a luglio sia a settembre e ha ricevuto il plauso delle autorità europee e delle principali istituzioni internazionali».La decisione di Fiat «ci appare a maggior ragione non condivisibile dal momento che, come noto, lo statuto di Confindustria permette di rimanere associati al Sistema senza conferire delega sindacale, come già avviene per numerose imprese associate che non applicano accordi sottoscritti da associazioni di categoria di Confindustria. Auspichiamo che la collaborazione con Fiat possa continuare nelle organizzazioni territoriali nel rispetto delle regole associative».