Economia

ECONOMIA E IMPRESE. Montezemolo lascia, Elkann presidente Fiat

Marco Girardo mercoledì 21 aprile 2010
John Elkann, 34 anni, nipote dell’Avvocato, è da oggi il nuovo presidente della Fiat, il più giovane nella storia del Lingotto. Un Agnelli torna a ricoprire la carica più alta perché Luca Cordero di Montezemolo ha annunciato ieri le sue dimissioni e questa mattina il Cda del gruppo ratificherà il passaggio di consegne.Si è fatto da parte con una decisione lampo, il manager-traghettatore, convocando una conferenza stampa alla vigilia della presentazione del piano industriale 2010-2014 che avvierà la fase-due voluta dall’ad Sergio Marchionne per trasformare definitivamente il Lingotto in un’azienda internazionale. Come un’amata Ferrari, di cui resterà presidente, Montezemolo ha ceduto la testa della gara nell’ultimo gran premio di una stagione che «serenamente» considera chiusa. «Niente politica» all’orizzonte, ha ribadito come un mantra, anche se da ora «potrò dire con maggior libertà quello che penso». Dietro la curva c’è un impegno defilato nel Lingotto, dove tornerà a sedere fra i consiglieri, e un’avventura imprenditoriale che viaggia sui binari della Ntv, la società dei treni ad alta velocità. In tribuna gli investitori applaudono l’avvicendamento: il titolo ha guadagnato il 9,3%, ben oltre la soglia dei 10 euro, con scambi pari al 10,2% del capitale. La Borsa tifa soprattutto per lo scorporo del settore Auto dal gruppo. Che forse già oggi Marchionne calerà come un asso alla comunità finanziaria, ma sul quale ieri l’ad non ha voluto pronunciare nemmeno mezza parola.La tempistica dell’annuncio è stata tanto repentina quanto ponderata: alla conferenza stampa, convocata per le 16.00, la sala era ancora in allestimento con le hostess indaffarate a preparare i tavoli mentre all’esterno i tecnici avevano già sistemato la scenografia per l’Investor day di oggi.Il terzetto si presenta alle 16:04: Montezemolo in doppiopetto grigio, elegante ma visibilmente più leggero, Marchionne nella seconda pelle del suo maglione scuro e John Elkann vestito come sempre di riservatezza. Apre il presidente dimissionario e sfodera le motivazioni di una decisione «maturata molto di recente parlando con Sergio e John». Quella di fondo è semplice: «Il mio ruolo di traghettatore è finito», dice. «Sono venute meno le condizioni che nel maggio del 2004 erano state alla base della richiesta avanzata dall’allora presidente Gabetti e dagli Agnelli al più vicino alla famiglia fra gli esterni». Sostanzialmente due: «L’azienda rischiava la bancarotta» e non c’era un esponente della dinastia «pronto a impugnare il timone dopo che in pocotempo erano scomparsi i due leader» (Giovanni e Umberto, ndr). Ma in sei anni «difficilissimi ed entusiasmanti» il panorama è cambiato. Anzitutto Fiat è «un’azienda sana, competitiva e cresciuta a tutti i livelli», continua Montezemolo. «Presenterà oggi un piano quinquennale che ho già visto e approvo e che pone il 2014 come punto di arrivo». C’è poi nuovamente un Agnelli che, come il nonno e come il fondatore, è finalmente pronto ad assommare le tre cariche di presidente Fiat, presidente Exor e, tra breve, presidente dell’Accomandita. «Lavorando con Sergio e con me in questi anni ha conosciuto uomini e mercati: il mio lavoro è finito» conclude Montezemolo, passando il testimone con una pacca sulla spalla. «Grazie Luca», risponde il giovane Elkann, «a nome mio e a nome della famiglia». «Penso a mio nonno – continua – e a quanto mi avrebbe fatto piacere ci fosse anche lui insieme a noi». Non ci saranno vice-presidenti e un Agnelli torna a essere il numero uno. Proprio quello indicato dall’Avvocato. Il 18 dicembre 1997, quando John Elkann entrò nel Cda, Giovanni Agnelli disse: «Sta per compiere 22 anni, la stessa età che avevo io quando entrai in Consiglio nel 1943. È giovane, ma ha già dimostrato di possedere notevoli capacità e doti morali». Elkann ringrazia anche Marchionne e dribbla disinvolto le domande scomode come quella su Andrea Agnelli con il quale, afferma, «c’è un ottimo rapporto». L’investitura rende più fluido l’eloquio: nei panni del  vice-presidente, mai aveva elargito più parole. Marchionne non nasconde invece di volerle conservare tutte per oggi, quando presenterà il piano. Una la scandisce forte, però: «No». «No, il passaggio di consegne non c’entra nulla con lo spin off dell’Auto». Oggi si vedrà.