Federmeccanica. Peggiorano gli indicatori, ma le aziende continuano a investire
La presentazione della 164esima Indagine congiunturale di Federmeccanica
«Il chiaro scuro della precedente rilevazione sta diventando sempre più fosco. Si addensano le nubi sulla nostra industria. Lo avevamo in qualche modo previsto perché i trend erano evidenti e ancora oggi non vediamo la luce in fondo al tunnel. Infatti le aspettative delle imprese metalmeccaniche e meccatroniche sono in costante e, purtroppo, anche netto peggioramento in ogni ambito, come le prospettive occupazionali, la produzione e il portafoglio ordini. In un quadro complessivamente negativo c’è un solo elemento positivo: la resistenza del dato sugli investimenti, che è un riflesso della resilienza delle nostre imprese». Lo ha dichiarato questa mattina a Roma Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica, nel corso della presentazione dei risultati della 164esima edizione dell'Indagine congiunturale sull'industria metalmeccanica. Infatti peggiora nel terzo trimestre la produzione (-2,1% sull'anno). Pesano, tra i vari fattori, gli ulteriori incrementi dei prezzi dell’energia e delle materie prime dovuti al prolungamento del conflitto russo-ucraino e la politica zero-covid adottata dalla Cina. Anche l’export, aumentato del 13,5% rispetto all’analogo periodo del 2021, è tuttavia in attenuazione nei singoli trimestri. Positivi i flussi verso i Paesi Ue (+15%), mentre diminuiscono verso Russia (-19,5%) e Cina (-4,3%). Sale all’83% (rispetto al 79% della scorsa rilevazione) la percentuale di imprese che risentono dell’impatto dei rincari energetici sui costi di produzione e aumentano le aziende che indicano come possibile conseguenza l’interruzione dell’attività: sono pari all’8% (erano il 7% nel secondo trimestre e il 4% nel primo). Si aggrava, altresì, l’impatto che tali rincari hanno sulla redditività delle imprese: aumenta al 74% la quota di imprese che hanno registrato una riduzione del Mol-Margine operativo lordo (erano il 68% a fine giugno). L'occupazione resta stabile. Sono pari al 64%, invece, le aziende che prevedono di attuare forme di investimento nei prossimi sei mesi, in particolare volte ad aumentare il risparmio energetico e la propria sostenibilità ambientale. Il 26,4% del campione investirà in tecnologia e digitalizzazione e il 20,1% dedicherà risorse per la formazione. «Nonostante tutto - conclude il dg - si continua a investire puntando sul futuro, proprio quando il futuro rimane incerto e quando non si vedono ancora spiragli di normalizzazione. Certo questo non può durare a lungo se non si interviene subito. Continuiamo ad operare in uno scenario straordinario e dagli esiti imprevedibili, il peggiore che possa esserci per fare impresa. Mancano certezze e servono riferimenti quelli che sia a livello Paese che in Europa vanno dati a chi opera per un interesse generale. Oggi come non mai sono necessarie riforme, politiche industriali che tocchino i grandi temi e risolvano i grandi problemi in maniera strutturale dal costo e approvvigionamento energetico al taglio del cuneo fiscale, alla gestione della transizione ecologica, fino a quello delle competenze solo per fare degli esempi. In poche parole si deve mettere al centro l’industria e il lavoro, cosa che ancora non sta succedendo e che va fatto subito, prima che sia troppo tardi».