Il libro. Fatti e dati che smontano le paure del sovranismo
Una contronarrazione a suon di fatti e dati economici in opposizione alle leggende consolidate di cui si nutrono sovranismo e populismo. Nel suo "Niente Paura" (l’Ornitorinco edizioni), Lino Terlizzi, editorialista del Corriere Del Ticino, smonta punto per punto quelle facili narrazioni che alimentano pregiudizi e falsi miti.
Per l’autore il racconto populista e sovranista si basa in ampia misura sulla paura. Un timore che questi schieramenti, sostiene, «in parte recepiscono da segmenti della società e in larga parte moltiplicano con le loro parole e la loro azione, nel tentativo non troppo velato di ampliare i consensi a loro favore». Paure che hanno diverse sfumature e si distribuiscono su più fronti. «Paura della globalizzazione, dell’apertura politica ed economica, dei cambiamenti nel mondo del lavoro, paura di chi non è come noi, paura dell’immigrazione e di molto altro ancora», scrive Terlizzi. «Ma tutte queste paure sono realmente giustificate? - si chiede -. Nella gran parte dei casi, no». Per evitare che populismo e sovranismo crescano ancora, facendo leva su timori esagerati e portando la società in direzioni pericolose e dannose, occorre quella che Ferruccio de Bortoli, nella prefazione al libro, definisce «un’agenda ragionata» basata su situazioni e cifre, oltre che su valutazioni equilibrate.
Terlizzi sostiene la sua tesi facendo riferimento alla strettissima attualità e notando come, in alcuni casi, si arrivi addirittura a dare alla globalizzazione economica «la colpa della diffusione di virus (come il recente coronavirus)». «Come se nella storia umana in precedenza non ci fossero state situazioni devastanti», aggiunge. La differenza con il lontano passato, semmai, si fa notare, è che «oggi ci sono molti più mezzi per contrastarli. Grazie a medicina e scienza».
Secondo Terlizzi, in sintesi, è possibile riassumere la necessaria contronarrazione in cinque punti principali, che rappresentano passaggi importanti per contrastare adeguatamente paure «che altrimenti rischiano di condurci in vicoli ciechi». Il primo punto è la riaffermazione della validità di fondo dell’economia sociale di mercato. Il secondo punto è la difesa e lo sviluppo dell’apertura delle economie: la storia ha mostrato più volte quanti danni può portare l’aumento dei dazi, delle barriere, degli ostacoli ai commerci. Come terzo pilastro l’editorialista indica il rigore, considerato elemento di equilibrio e di crescita. Il quarto focus è il binomio integrazione-convivenza: la prima è auspicabile ma non può essere imposta, mentre la seconda deve essere sempre possibile in una società democratica. L’ultimo punto è l’accoppiata democrazia rappresentativa-democrazia diretta. Anche in questo caso favorendo una coesistenza o comunque senza contrapposizioni.