Economia

Farmaceutica. Richiesti profili sempre più tecnologici e digitali

Redazione Romana martedì 15 dicembre 2020

Automazione e digitalizzazione entrano anche nei laboratori farmaceutici

Le nuove tecnologie aumentano la produttività del farmaceutico, ma anche il bisogno di competenze specifiche. Negli ultimi anni le imprese del settore stanno attuando investimenti in automazione e digitalizzazione per innovare modelli, processi e organizzazione aziendale. È un fenomeno che coinvolge tutte le attività aziendali: dalla ricerca, che può diventare più produttiva e rendere disponibili in minor tempo nuove terapie, alla produzione, alla presa in carico dei pazienti. Il tutto grazie al fatto che la gestione delle terapie è diventata "olistica" e integra farmaci, diagnostica di precisione, device, servizi di assistenza. Una fase di forte trasformazione che richiede nuove competenze e nuove figure professionali. È la "fotografia" che emerge dal report Indicatori farmaceutici realizzato da Centro studi di Farmindustria.

Dunque la digitalizzazione non ruba posti di lavoro, ma può generare opportunità. E la farmaceutica è il settore per il quale la digitalizzazione genera il più alto rapporto tra crescita della produttività e sostituzione del lavoro (96% contro 4%, rispettivamente, più ancora di marketing e automotive). E sono più le imprese che ritengono che l'adozione delle nuove tecnologie le porterà ad aumentare l'occupazione (49% del totale), rispetto a quelle che pensano di ridurla (14%).

Non solo: nuovi prodotti e nuovi processi richiedono modelli regolatori innovativi. La valutazione, sottolinea
il report, sarà sempre più su un processo o una piattaforma, con nuovi protocolli di generazione dei dati che vedranno impegnati ricercatori, industria e agenzie regolatorie.

Saranno necessarie nuove competenze e specializzazioni, per esempio sull'horizon scanning, sulla raccolta dei dati e sulla restituzione delle loro elaborazioni, agli stakeholder per essere in grado di supportare i decisori nell'adozione delle politiche più appropriate. Quanto all'utilizzo dei Big Data, sarà «fondamentale approfondire la loro qualità e la loro struttura», passando da una raccolta per scopi amministrativi a una per fini di valutazioni, misurandone gli effetti sulla proprietà intellettuale e l'utilizzo di strumenti nuovi, come per
esempio le blockchain, «per evitare il paradosso di avere molti dati, ma poche informazioni».