Acciaierie d'Italia. Ex Ilva: è scontro tra soci. Oggi incontro tra governo e sindacati
Dopo mesi di fallimentari negoziazioni, Invitalia, che è l'azionista pubblico di minoranza, ha chiesto al governo di ricorrere all'amministrazione straordinaria per Acciaierie d'Italia, l'ex Ilva. L'arrivo del commissario è ora praticamente certo. Servono ancora alcune verifiche tecniche, ma oggi il governo potrebbe annunciarlo ai sindacati dei lavoratori dell'ex Ilva e ai rappresentanti dell'indotto, convocati nel tardo pomeriggio a Palazzo Chigi.
«Invitalia - ha scritto il socio pubblico di Acciaierie - dopo aver esperito negli ultimi mesi e da ultimo in queste settimane, in costante dialogo con il Governo, ogni tentativo possibile di accordo con il socio privato, preso atto dell'indisponibilità di quest'ultimo a contribuire a garantire la continuità aziendale o a sciogliere la joint venture in modo equilibrato e conforme alle normative vigenti anche di fonte europea nell'ambito di una situazione di crisi non dipendente dalla volontà né da responsabilità gestionali della parte pubblica, ha inoltrato oggi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, un'istanza per le conseguenti valutazioni tecniche e amministrative per la procedura di amministrazione straordinaria per Acciaierie d'Italia». Una richiesta decisa accompagnato da un duro j'accuse verso ArcelorMittal, colosso industriale mondiale, operante nel settore dell'acciaio, che detiene le quote di maggioranza di Acciaierie d'Italia.
Anche il ministro Adolfo Urso ha ricordato chiaramente che «l'investitore straniero che guida l'azienda (ArcelorMittal, ndr), e che ha la maggioranza delle azioni, non intende mettere risorse nell'azienda». E ne ha tratto la conclusione che «se non intende investire sull'impresa, credo che sia giusto che il Paese si riappropri di quello che è il frutto del lavoro, del sacrificio di intere generazioni».
ArcelorMittal ha reagito con sorpresa alla richiesta di commissariamento. Stando a quanto riportato dall'agenzia Ansa in una lettera inviata a Invitalia la sera del 18 febbraio i vertici della multinazionale con sede in Lussemburgo ha scritto: «Siamo sorpresi e delusi nel leggere sui media italiani che Invitalia ha chiesto al governo italiano di avviare il processo per porre Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria». Il gruppo dell'acciaio ha accusato Invitalia di non aver «condiviso questa intenzione nel consiglio di amministrazione di AdI Holding che si è tenuto oggi (domenica, ndr)» non informando successivamente «né AdI né Arcelor Mittal di aver intrapreso questa azione». «E' una grave violazione dell'accordo di investimento», si legge nel testo sull'ex Ilva.
Nel contempo, Acciaierie d'Italia aveva già in serbo una mossa protettiva che ha annunciato subito dopo il comunicato di Invitalia sulla procedura di amministrazione straordinaria. Venerdì sera è stata presentata istanza di concordato con Riserva per la capogruppo e le controllate.
Depositata domanda di concordato con riserva da parte delle società Acciaierie d’Italia Spa, AdI Energia Srl, AdI Servizi Marittimi Srl, AdI Tubiforma Srl. Il comunicato stampa: https://t.co/bar0kWnkOu pic.twitter.com/zZPbcdVbpn
— Acciaierie d'Italia (@AcciaieriedIT) February 18, 2024
Si tratta di uno strumento, questa tipologia di concordato, che l'impresa insolvente può stipulare con i propri creditori al fine di cercare una soluzione per entrambe le parti coinvolte. Inoltre, la procedura prevede altri 60-120 giorni prima di presentare il Corcordato Preventivo che serve a evitare un fallimento. Di fatto una contromossa preventiva - il cui esito è difficile da valutare e che secondo alcuni non bloccherebbe il commissariamento - che avvia una procedura diversa, che richiede tempi lunghi, da quella dell'amministrazione straordinaria.
Ora i passi successivi sono le decisioni del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) e del Tribunale di Milano relativamente allo stato di insolvenza della società.
La crisi di Acciaierie d'Italia va avanti da anni. Nelle ultime settimane era piuttosto chiaro che il Governo volesse ArcelorMittal fuori dall'ex Ilva. Si è trattato nelle ultime settimane sulle modalità dell'uscita. Questo era l'obiettivo da definire. Per evitare l'amministrazione straordinaria sarebbe stato necessario che il gruppo franco-indiano decidesse di cedere la propria quota ad un altro acquirente. Che sciogliesse la joint venture.
E sembra, a sentire le indiscrezioni, che l'interesse di acquirenti esterni non sarebbe mancato. Ad esempio quello del magnate ucraino Rinat Akhmetov, patron di Metinvest, che controllava l'Azovstal di Mariupol distrutta dai russi. Ovvio che un'acquisizione impegnativa come quella dell'ex Ilva dovesse passare per una due diligence, cioè un'esame attento di dati, produttività, dipendenti, commesse, magazzino, passitività. Un tema, quello dell'accesso ai dati, che è apparso complicato anche nel ping pong che Acciaierie d'Italia ha avuto con la Sace sull'applicazione del decreto per l'attivazione di garanzie per le società dell'indotto.
Nel contempo a Taranto alle 16.30 è in programma un presidio sotto la Prefettura indetto dal sindacato Usb. Al Governo, sindacati e mondo delle imprese chiederanno che cosa accade adesso per l'azienda e per l'indotto, che è in attesa di vedersi riconoscere i crediti milionari accumulati a causa dei mancati pagamenti di Acciaierie. Il Governo ha approntato delle misure per l'indotto con un decreto legge specifico, ma sarebbero al momento incagliate a causa della mancata trasmissione da parte di Acciaierie d'Italia a Sace delle informazioni necessarie ad attivare le garanzie sui crediti.