I dati. Eurozona, gli indici Pmi segnalano «inevitabile recessione»
I dati S&P segnalano un forte calo della domanda
La recessione è “sempre più inevitabile” nell’eurozona. La conferma è arrivata stamattina dai dati contenuti nell’Indice S&P che misura la produzione. "Considerato il calo maggiore della produzione e il peggioramento della domanda osservato a ottobre, l'economia dell'eurozona pare sia destinata a contrarsi durante il quarto trimestre, aggiungendo speculazioni di una sempre più inevitabile recessione", ha sottolineato Chris Williamson, Chief Business Economist di S&P Global Market Intelligence. "La domanda è calata notevolmente – ha proseguito Williamson - e le aziende hanno espresso una crescente preoccupazione sul livello elevato delle giacenze e le vendite più basse rispetto alle aspettative, soprattutto con l'approssimarsi dell'inverno. I rischi sono quindi rivolti ad un ribasso destinato ad accelerare verso la fine dell'anno".
La Germania ha registrato la contrazione economica più elevata, mentre in Francia la crescita è andata quasi in stallo. Anche se la carenza di rifornimenti è diminuita, le pressioni inflazionistiche sono rimaste elevate a causa degli alti costi energetici ed il rialzo delle pressioni salariali. L'Indice destagionalizzato S&P Global Pmi Composito della produzione dell'eurozona di ottobre è diminuito dai 48,1 punti di settembre a 47,1. Salgono dunque a quattro i mesi consecutivi in cui l'indice Pmi registra un valore inferiore alla soglia di non cambiamento di 50.0, segnalando una contrazione. Il tasso di declino è accelerato nel corso del mese ed è stato il più rapido da novembre 2020. A esclusione dei periodi di chiusura pandemica, quest'ultima lettura è stata la più bassa da aprile 2013.
A guidare questa contrazione è stato il manifatturiero, i cui livelli produttivi sono diminuiti per il quinto mese e ad un tasso di ribasso mai visto da luglio 2012, ad eccezione del periodo pandemico. Anche l'attività terziaria è crollata e per il terzo mese consecutivo, segnando un valore di contrazione mai visto da maggio 2013, escludendo di nuovo i periodi di chiusure per pandemia. La crescita si è limitata al settore tecnologico e alle aziende di servizi farmaceutici e biotecnologia. Le contrazioni maggiori sono stati registrate nelle aziende legate alle materie plastiche e prodotti chimici e delle materie prime, settori che spesso hanno rispecchiato dipendenze energetiche elevate.
Nell'eurozona, la Germania ha continuato a registrare la contrazione più elevata, con un Pmi composito crollato a 44.1. Allo stesso tempo in Francia la produzione è entrata in stallo, con il Pmi composito a 50.0 da 51.2 di settembre, rappresentando quindi il primo mese in cui la produzione non è aumentata da marzo 2021. Nelle altre nazioni dell'eurozona, la produzione è diminuita per il secondo mese consecutivo, riportando il crollo più rapido da gennaio 2021 e, se escludiamo il periodo pandemico, da giugno 2013. Il modesto declino dell'attività terziaria si è unito ad un forte calo della produzione industriale. I nuovi ordini ricevuti di beni e servizi hanno nel frattempo indicato la quarta riduzione mensile consecutiva, registrando il più rapido tasso di declino da dicembre 2012, escludendo i mesi di chiusura per la pandemia, e questo ha indicato un forte calo della domanda.