Economia

Pesca. L'Europa mette le quote al pesce spada

lunedì 21 novembre 2016

Pesce spada a un mercato siciliano, (Edoardo Bonaccorsi via Flickr, https://flic.kr/p/dutSkw)

L'assemblea dell'Iccat, l'organizzazione internazionale per la conservazione dei tunnidi nell'oceano, ha approvato la richiesta della Commissione europea introducendo un sistema di quote per la pesca del pesce spada, così come già avviene per il tonno rosso. Il sistema prevede un tetto massimo di 10.500 tonnellate per il 2017, con una riduzione del 3% dal 2018 al 2022 per ogni anno, per un totale complessivo del -15% in cinque anni.

L'organizzazione ha anche approvato altre misure, compresa l'aumento della dimensione minima per proteggere il novellame, il controllo della pesca sportiva e ricreativa, la registrazione e la segnalazione delle catture, l'introduzione di un regime di ispezioni internazionali e l'invio di osservatori scientifici.


Ma sono le quote sul pesce spada a preoccupare maggiormente le aziende italiane, che producono il 50% del pesce spada mediterraneo sul mercato, con 5mila tonnellate pescate ogni anno. Entro febbraio l'Iccat stabilità le quote di ripartizione dei diritti di pesca tra i paesi europei.

"Il Piano è un'ancora di salvezza che l'Ue ha contribuito a gettare, ponendo le basi per la conservazione e lo sfruttamento sostenibile di questa specie" ha commentato il commissario europeo alla Pesca, il maltese Karmenu Vella. Per gli animalisti occorre fare di più. "Resta ancora molto da fare per questa specie iconica e sovrasfruttata negli ultimi 30 anni" dice il Wwf, sottolineando però come la quota di pesca concordata per il 2017 sarà superiore alle catture dichiarate nel 2015, "anno in cui la specie è già stata fortemente ipersfruttata". Simile la posizione di Lasse Gustavsson, direttore per l'Europa di Oceana, l'organizzazione internazionale in difesa degli oceani: "Nella Giornata Mondiale per la pesca, avremmo sperato in un piano di recupero più forte".

Deluse le aziende. "La fissazione di quote di cattura rischia di innescare manovre speculative sul prodotto e di causare ulteriore disoccupazione in un settore che da qualche anno sta vivendo una congiuntura decisamente negativa" avverte Coldiretti Impresapesca, segnalando che "anche dopo l'abolizione delle spadare i pescatori italiani hanno dato un fortissimo contributo alla riduzione dell'attività della pesca del pesce spada con un ridimensionamento della flotta di palangari che negli anni sono passati da 6500 unità a 3000, sino alle 900 autorizzate in base alle ultime normative". Ancora più dura l'Alleanza delle cooperative italiane della pesca, che parla di "un vero e proprio Tsunami per l'economia ittica italiana, dove a rischio sono reddito e occupazione e che toccherà anche il mercato".