Buona impresa. Etica e ambiente oltre ai software
Dipendenti della Mondora a lavoro (foto di Paolo Rossi)
Utilizzare i profitti per fare la differenza. Con un sistema di 'incentivi' rivolto tanto ai dipendenti quanto ai clienti e ai fornitori. Mondora è un’azienda di software fondata nel 2002 dai fratelli Francesco e Michele. Oggi ha circa 70 dipendenti, con un’età media di 31 anni, due sedi: una in Valtellina e una a Milano, e una sua particolarissima filosofia di vita. Costruire (e far conoscere) un modello economico incentrato sul bene comune che si tratti di lotta alla plastica, tutela dei prodotti tipici o felicità dei dipendenti. Recentemente è stata acquisita dal colosso TeamSystem (leader del mercato delle soluzioni digitali per aziende con sede a Pesaro e 2600 dipendenti) ma resta indipendente nelle scelte improntate all’etica e alla sostenibilità. Ha ricevuto la certificazione di Bcorp (certificazione americana per performance ambientali e sociali) ed è un’azienda Benefit (vale a dire che persegue non solo il profitto) che negli ultimi anni ha ricevuto una serie di riconoscimenti. Al centro di questa filosofia l’essere umano che non può essere solo uno strumento di produzione ma va incoraggiato a coltivare il proprio talento. Tutto inizia dal momento dell’assunzione: i candidati devono siglare una dichiarazione d’intenti nella quale spiegano quale sarà lo loro particolare 'missione' parallela al lavoro vero e proprio. Ognuno sceglie in linea al proprio modo di essere.
«Rendere i sentieri di montagna accessibili, misurare impatto della plastica nel carrello della spesa, andare nelle scuole ad insegnare informatica» spiega Francesco Mondora sono solo alcune delle attività prescelte. Il turn over è basso e i dipendenti si sentono in realtà parte di una famiglia, visto che non ’è un’impostazione verticistica ma orizzontale. Particolare attenzione viene data alla salvaguardia dell’agricoltura. Ogni 20 dipendenti Mondora assume un contadino (in questo momento ce ne sono tre): coltivano i sette ettari di terra che di proprietà dell’azienda in Valtellina e forniscono ogni settimana una cassetta di prodotti freschi (dalle verdure all’olio al vino) ai dipendenti. Un benefit molto particolare. L’idea è nata da un caso: un dipendente, ingegnere meccanico, in seguito a un problema di depressione ha dovuto lasciare il lavoro d’ufficio ed è stato 'reimpiegato' nei campi dove ha trovato un nuovo equilibrio. Un altro dei tre 'contadini' è un agronomo.
«L’agricoltura rischia di diventare industria e noi vogliamo invece lottare contro questa trasformazione, vogliamo essere attori protagonisti » spiega Mondora. In quest’ottica va letta anche un’altra iniziativa singolare: al momento dell’assunzione i dipendenti diventano proprietari 'virtuali' di una forma di Storico ribelle (più conosciuto come Bitto, formaggio valtellinese prodotto secondo metodi tradizionali). Ogni forma vale circa 500 euro e invecchiando il suo valore aumenta in maniera esponenziale: triplica in tre anni. I lavoratori possono scegliere se reinvestire quello che hanno guadagnato sempre nel formaggio o scegliere altre attività sociali e ambientali. Il tutto però in accordo con i colleghi. Un’altra peculiarità dell’azienda è il principio dello sconto condizionato. «Il nostro motto è quello di rompere le regole. In genere il cliente ti chiede lo sconto in base a quanto ti fa fatturare. Noi abbiamo deciso di ribaltare questo meccanismo». In che modo? Legando lo sconto ad un investimento equivalente in azioni con una ricaduta sociale o ambientale. In linea con gli obiettivi Onu dell’Agenda 2030. Ad esempio la riduzione dei bicchierini di plastica o della produzione di anidride carbonica. Ma anche obiettivi più filosofici come la felicità dei dipendenti.
«Da un fornitore compravamo servizi – spiega Mondora – e gli abbiamo proposto di pagare di più per prendersi cura dei suoi dipendenti. Il problema era l’elevato turn over che per noi rappresentava un problema. Il fornitore ha accettato e ha iniziato a concedere rimborsi spese, ad organizzare feste». In quest’ottica va anche la richiesta di un dipendente di Mondora di 'comprare' con il suo premio di produzione giorni di vacanza aggiuntivi e di realizzare così una settimana corta di lavoro, senza ridurre la sua produttività ma solo il tempo in azienda.