Un settore che dà lavoro a 834mila persone nel mondo, 166 solo in Europa, e che in Italia porta energia pulita in oltre 5,5 milioni di case. Quello dell'eolico, celebrato il 15 giugno con la Giornata mondiale del vento, è un comparto che negli ultimi dieci anni ha decuplicato le sue dimensioni e che vede come capofila il Vecchio Continente, ma che a causa dell'incertezza sulle regole e sulle politiche di incentivi rischia rallentare la sua espansione.Nel mercato eolico, stando al recente rapporto Ren21, l'Europa è leader con il 37% della potenza installata a livello globale, ma viene incalzata dall'Asia che, grazie al boom in Cina, ha raggiunto il 36%. La crescita europea ha subito un rallentamento a causa dei minori investimenti. Rispetto al 2012, infatti, nel 2013 il continente ha investito complessivamente in rinnovabili il 44% in meno, dopo otto anni di crescita consecutiva.In Italia il trend è più marcato. Gli investimenti in energie pulite sono crollati del 75% dopo essersi dimezzati nel 2012. Il Belpaese ha mantenuto la settima posizione mondiale nell'eolico grazie a una potenza installata di 8,6 GW, ma l'anno scorso la crescita è stata di soli 0,4 GW contro gli 1,3 del 2012.A pesare, secondo Legambiente, sono i "troppi veti che fermano lo sviluppo", su cui l'associazione fa appello al governo Renzi. "Occorre fare chiarezza rispetto alle regole per l'approvazione degli impianti, perché l'incertezza delle procedure sta diventando una barriera insormontabile ovunque".Il problema riguarda anche l'eolico offshore. "A fronte di 15 progetti presentati - rileva Legambiente - nessuno è in funzione o in cantiere, per l'assenza di riferimenti normativo e per i veti di Regioni e Soprintendenze". Il mercato in ascesa dell'offshore, che in Italia non parte, è invece un fiore all'occhiello dell'Europa: il 93% della potenza mondiale si trova al largo delle coste europee, il 52% nel solo Regno Unito.