Economia

REVISIONE DELLA SPESA. Enti locali spendaccioni: 10 miliardi di troppo

Gianni Santamaria venerdì 3 agosto 2012
Eccessi di spesa per un totale di 10 miliardi di cui 2,4 di Regioni, 2,3 di Province, 4,6 di grandi Comuni. Il supercommissario per la spending review, Enrico Bondi, affila le forbici guardando a settembre, quando - ha detto - ci sarà il «redde rationem» con gli enti locali. Così, con una sorta di «trappola statistica», ha identificato uno per uno Comuni, Regioni e Province che spendono troppo. Per carità, nessun giudizio sulla "virtuosità" - viene spiegato - solo spese superiori alla linea "mediana". Per un supertecnico vincono i numeri.Il suo dossier è stato presentato nei giorni scorsi in Parlamento ed è diviso in tre studi. Il primo, elaborato con i dati del Sistema informativo sulle operazione degli enti pubblici (Siope), calcola gli eccessi di spesa degli enti locali, ma anche delle università (pari a 532,4 milioni) e degli enti di ricerca (276, 2 milioni). Un secondo studio, basato su informazioni Istat, si focalizza sulle sottocategoria della spesa per consumi intermedi dei Comuni con popolazione superiore ai 100mila abitanti. Un terzo analizza, invece, l’inefficienza di spesa per i pagamenti dei Comuni, in base ai dati di Sose (Soluzioni per il sistema economico).L’esame è condotto guardando da un lato al rapporto della spesa per la popolazione e dall’altro al rapporto tra spesa e dipendenti. Sui 2,4 miliardi delle Regioni pesa molto il Sud e il Nord (entrambi per poco più di un miliardo), seguito dal Centro (386,5 milioni). Per i Comuni, invece, l’importo di 4,6 miliardi è così ripartito: oltre 2 nei comuni del Nord, 1,6 in quelli del Centro, 935 milioni per quelli di Sud e isole. I 2,3 miliardi delle province, invece sono ripartiti per 931 milioni al Nord 518 al Centro e 842 al Sud. Per quanto riguarda gli «eccessi» di Università ed enti di ricerca, a guidare la classifica è il politecnico di Milano con 56 milioni, seguito dall’ateneo di Bologna (31,5), dall’Università di Milano (28,1) e da quella di Torino (27,3). Nel mirino poi ci sono 276 milioni degli enti di ricerca: guidati dall’Istituto nazionale di Fisica nucleare (76 milioni) e dal Cnr (50).Il secondo studio analizza nel dettaglio le diverse tipologie di spesa che i Comuni possono rimodulare: per i beni, per i servizi e per l’«utilizzo di beni terzi». In questo caso, una volta inseriti nel "computerone" tutti i dati, emerge una spesa in eccesso per 3.154 milioni, sulla quale applicare tre ipotesi di riduzione. Con un taglio meno forte i Comuni con valori "anomali" sono 190 e la spesa da tagliare è pari a 416 milioni. Allungando un po’ le forbici, con un taglio di valore intermedio, i municipi spendaccioni salgono a 1.310 e i risparmi a 1.112 milioni. Un taglio deciso, invece, prenderebbe nella rete 1.851 amministrazioni con risparmi per 1.498 milioni.Il terzo studio, infine, misura l’inefficienza della spesa dei Comuni. La media è del 23,38%, ma non tutti sono uguali: nelle quattro regioni del Centro la spesa mostra un’efficienza del 24,1%, trainata dal Lazio (24,91%) dove in pratica per ogni 100 euro spesi ce ne sono 25 mal gestiti. Ma la geografia delle inefficienze è a macchia di leopardo. Guida la Sardegna (tasso del 31,93%) seguita dai Comuni di Friuli (29,49%), Molise (26,53%), Abruzzo (25,90%). Ma, andando nel dettaglio, si trova che i Comuni della provincia di Milano sono sopra la media (27,99%) e battono anche quelli di Roma (26,72%).