Innovazione. Perché Eni si è costruita uno dei computer più potenti del mondo
Il computer Hpc5 di Eni all'interno del Green Data Center
Ferrera Erbognone ( Pavia) - Uno dei computer più potenti del mondo, capace di risolvere in un secondo 52 milioni di miliardi di operazioni matematiche, si trova nella campagna di Ferrera Erbognone, a metà strada tra Alessandria e Pavia, a migliaia di chilometri dalla Silicon Valley e a un centinaio di metri da una cascina che alleva mucche e vende riso. La frontiera dell’innovazione globale passa anche da qui, dove Eni ha costruito, a fianco della storica raffineria di Sannazzaro, il Green Data Center, il centro di server che custodisce tutti i dati del mondo Eni, 24 petabyte di file. «Se li volessimo stampare tutti – racconta un addetto – servirebbero 3,5 miliardi di libri».
L'ingresso del Green Data Center di Eni a Ferrera Erbognone - Eni
All’interno del data center dal 2013 la compagnia dell’energia ha sviluppato i suoi Hpc, high performance computer dalle straordinarie capacità di calcolo. Perché quell’enorme fetta di Big Data che il gruppo è in grado di raccogliere serve a poco se non si è capaci di analizzarla. La potenza di calcolo si misura in flop, cioè nel numero di operazioni matematiche che un computer riesce a svolgere in un secondo. Il primo degli Hpc di Eni aveva una potenza di calcolo di mezzo petaflop, cioè riusciva a risolvere 500mila miliardi di operazioni in mezzo secondo. L’ultimo di questi Hpc, che Eni ha completato nel 2018, di petaflop ne aveva 18,6 e questo ancora lo scorso novembre metteva al 16esimo posto nella classifica Top500 dei computer più potenti del mondo. Il quinto supercomputer, chiamato Hpc5 e in avviamento in questi giorni, porta altri 52 petaflop di potenza di calcolo (per 70 petaflop complessivi a disposizione di Eni), il che ne fa il quinto computer più potente del pianeta e di gran lunga il primo tra quelli utilizzati per applicazioni industriali.
Questa incredibile potenza di calcolo dà ad Eni un grande vantaggio rispetto ai concorrenti. «La nostra attività è sempre più fatta di numeri – spiega l’amministratore delegato Claudio Descalzi –. Lavoriamo su due cose che non si vedono: il futuro e ciò che è sottoterra. Risolvere equazioni è la prima cosa da fare, senza capacità di calcolo non hai la capacità di dire dove sei e di capire dove devi andare».
Il computer Hpc5 di Eni - Eni
Le applicazioni pratiche di questa potenza tecnologica partono dall’attività più tradizionale della storia Eni: la ricerca di giacimenti di gas e petrolio. Fin dagli anni ’70 Eni collabora con la Stanford University in quello che viene chiamato imaging sismisco. È una tecnica che prevede di trasmettere onde acustiche verso il sottosuolo e registrare le vibrazioni riflesse dagli strati di roccia: in base a queste vibrazioni è possibile ottenere un’immagine tridimensionale di ciò che si trova fino a 10-15 chilometri di profondità, esplorando anche aree di centinaia di migliaia di chilometri quadrati. Gli algoritmi per ottenere questi disegni tridimensionali del sottosuolo sono ovviamente molto complessi e per questo occorre un’enorme potenza di calcolo.
Il computer Hpc5 risolve in un secondo operazioni che richiederebbero più o meno 40 anni di lavoro al migliore dei pc in commercio. Molto più concretamente, è anche grazie alla capacità di calcolo di cui si era dotata che Eni nel 2015 è riuscita a individuare al largo delle coste egiziane Zohr, che con i suoi 850 miliardi di metri cubi di gas naturale è il giacimento più grande del Mediterraneo. «Prima di noi altre società avevano esplorato quell’area e avevano trivellato undici pozzi secchi» sottolinea Descalzi.
L'Iswec, l'impianto sperimentale per generare energia elettrica dal moto ondoso - Eni
Già oggi Eni grazie al suo modello innovativo è riuscita ridurre da circa 9 a 4 anni e mezzo il tempo medio dalla scoperta alla prima produzione di giacimenti, Hpc5 può accelerare ulteriormente tutto il processo. La potenza di calcolo messa assieme da Eni è decisiva anche nello sviluppo dell’energia del futuro. L’azienda ha creato una ricca rete di connessioni con le migliori università e centri di ricerca per essere all’avanguardia nella transizione verso le nuove fonti di energia sostenibile. In particolare l’energia dal moto ondoso, per la quale è stato completato il progetto pilota Iswec e, lo scorso ottobre, è partita la collaborazione con Cdp, Terna e Fincantieri per realizzare impianti su scala industriale.
Assieme al Mit di Boston l’azienda sta poi esplorando l’energia da fusione a confinamento magnetico, il processo che replica quello che alimenta il sole e le altre stelle. Si tratta, essenzialmente, di fondere due nuclei di idrogeno per generare un atomo di elio. Nel processo parte dei due nuclei si trasformano in energia: riuscire a replicare la fusione in maniera controllata ed economicamente sostenibile può garantire una quantità di energia illimitata ed estremamente pulita. Eni porta avanti anche la ricerca sul fotovoltaico organico, con i primi prodotti innovativi che sono quasi pronti per la commercializzazione.