Economia

IL VERTICE A BERLINO. Emergenza lavoro l’Italia spinge sulla Bei

Vincenzo Savignano giovedì 4 luglio 2013
Il primo obiettivo dell’Europa è «riportare la gente al lavoro». E per elaborare una strategia concreta i leader delle prime tre economie dell’euro (la tedesca Angela Merkel, il francese François Hollande e l’italiano Enrico Letta) si sono ritrovati a a Berlino assieme ai ministri europei del Lavoro e ai rappresentanti di Bruxelles: Hermann Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, José Manuel Barroso, numero uno della Commissione, e Martin Shulz, il presidente dell’Europarlamento.Il piano elaborato dai leader europei Ue prevede una serie di misure congiunte e concrete. Tra le intenzioni principali c’è quella di favorire la mobilità all’interno dell’Unione europea dei giovani in cerca di lavoro, migliorando i sistemi di formazione ed apprendistato e soprattutto incentivando l’utilizzo dei fondi disponibili affinché facciano da volano per lo sviluppo. A ciò si aggiunge il rafforzamento di Eures, la rete di cooperazione tra la Commissione europea e i servizi pubblici per l’impiego.Sul tavolo anche la necessità di un procedimento unitario europeo per la creazione di nuove aziende per favorire anche investimenti esteri. Previsti interventi diretti anche da parte della Bei, la Banca europea per gli investimenti, che si è impegnata a fornire risorse fino a 60 miliardi di euro per il periodo 2013-2015. A riguardo il premier italiano Letta ha insistito, come aveva fatto al Consiglio Ue, su una Bei focalizzata a finanziare le Pmi, anche a fronte del difficile accesso al credito. Il presidente del Consiglio ha anche illustrato il piano italiano per l’occupazione, appena varato dal Consiglio dei ministri, soffermandosi soprattutto sulla decontribuzione totale del lavoro per i giovani.Ha accolto la proposta di Letta il presidente della Banca europea degli investimenti, il tedesco Wener Hoyer: «La Bei per parte sua può raccogliere soldi privati sul mercato dei capitali e metterli al servizio dell’Unione europea, sia nell’ambito delle infrastrutture, sia nel sostegno alle piccole e medie imprese, sia nel sostegno al sistema duale». Tuttavia «non siamo dei guaritori miracolosi, sarebbe troppo aspettarsi questo», ha sottolineato Hoyer che poi ha aggiunto: «La cosa più importante è che i governi dell’Unione europea, tutti, esprimano il loro impegno a disinnescare questo pericoloso esplosivo sociale che è la disoccupazione giovanile».A fare gli onori di casa il ministro del lavoro della Germania, Ursula von der Leyen (ha sottolineato che la Bei è disposta ad assicurare «finanziamenti-ponte da sei miliardi l’anno, finchè non arriveranno i finanziamenti strutturali dai vari Paesi») e la cancelliera Merkel che alla vigilia del vertice ha illustrato il piano tedesco per fronteggiare la disoccupazione giovanile in Europa. Una piaga che non riguarda la Repubblica federale tedesca che ha fatto dell’apprendistato e del sistema duale un suo cavallo di battaglia e intende esportarlo a tutta l’Europa. «Per imprimere una svolta al mondo del lavoro europeo – ha sottolineato la Merkel – servono speranza e idee, più che invocare modifiche dei Trattati o aspirare a diverse strutture istituzionali». Ora ci sono i soldi e anche le idee, ma bisogna fare in fretta poiché il tasso di disoccupazione giovanile nell’eurozona è del 23,8%. Significa che un quarto dei giovani europei disposti a lavorare non riesce a farlo. Il prossimo incontro europeo sul lavoro, ha annunciato a Barroso, sarà in Francia, a Parigi.