È l'effetto Jobs act: a un anno dalla riforma, sono calati i licenziamenti e sono saliti i posti di lavoro 'fissi'. Nel dettaglio, nel 2015, sono stati attivati 2.347.101 nuovi contratti a tempo indeterminato con una crescita del 43,6% rispetto allo stesso trimestre del 2014 quando le assunzioni stabili erano state 1.634.481 (+712.620 unità). Dalle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro, emerge inoltre che i rapporti a tempo indeterminato cessati sono stati 2.074.310, in aumento del 2% rispetto ai 2.031.971 del 2014, e allo stesso tempo cala il numero dei licenziamenti. Sempre nel 2015, si sono ridotti dell'8,4% a 841.881 unità dai 919.486 del 2014. In calo i licenziamenti anche nel quarto trimestre: hanno registrato una flessione del 14,9% a 42.487 unità. Si riducono anche le conclusioni contrattuali per cessazione d'attività che scendono su base annua di 5.397 unità, pari a un -21,3%. Tornando ai contratti di lavoro a tempo indeterminatoattivati solo nel quarto trimestre, si passa da 368mila a quasi 740mila rapporti di lavoro stabili, con un aumento del 100,9% rispetto allo stesso trimestre del 2014. A fronte di tale crescita si riducono i contratti di lavoro a tempo determinato che scendono, su base annua, del 7,7% (-123.910 unità),l'apprendistato e le collaborazioni che calano, rispettivamente, del 17,7 e del 40,4% (9.360 e 71.065 rapporti di lavoro in meno). "Per noi il bilancio a un anno dalla riforma del lavoro è molto positivo - ha affermato il ministro delle Infrastrutture,
Graziano Delrio -. Oltre 750mila contratti a tempo indeterminato danno una cifra straordinaria di cambiamento nel sistema italiano. La creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro nuovi, oltre alle persone che sono rientrate al lavoro visto il dimezzamento della cassa integrazione danno dei numeri che non sono discutibili sull'efficacia di queste misure. Se tutti gli anni andassero così avremmo di che festeggiare". Anche dal Pd si registrano commenti positivi: "Continuano i segni positivi successivi all'entrata in vigore della riforma del lavoro del governo Renzi", dichiara, in una nota, il senatore del Pd,
Bruno Astorre. Da parte sindacale, il segretario della Cisl,
Anna Maria Furlan, pur affermando che "questi dati vanno bene", sottolinea che "il tema vero è come creare occupazione per quei tre milioni di persone che non trovano lavoro, e questo si fa attraverso gli investimenti".Più critica l'Ugl: "Senza una vera politica industriale e senza un progetto di rilancio per il Sud, quella percentuale di licenziamenti in meno resta effimera oltre che irrisoria rispetto alla moltitudine dei milioni di disoccupati, in particolare giovani, che ancora abbiamo in Italia", fa sapere il segretario generale dell'Ugl,
Francesco Paolo Capone.