Economia

Edilizia. Rigenerazione e transizione, le sfide del futuro

Maurizio Carucci venerdì 22 novembre 2024

L'edilizia affronta nuove sfide

L'edilizia può ripartire dalla riqualificazione immobiliare e dalla transizione ecologica ed energetica. Da uno studio Swg, emerge infatti che per la maggioranza degli italiani la rigenerazione urbana deve essere obiettivo prioritario dei grandi investimenti e progetti. Il 67% della popolazione ritiene necessarie iniziative volte al recupero dei quartieri degradati, il 49% pensa sia essenziale riconvertire edifici industriali dismessi e il 33% considera imprescindibile la costruzione di studentati universitari. L’analisi evidenzia un’aspettativa comune negli italiani: che le iniziative messe in campo nelle grandi città contribuiscano, in modo significativo, alla creazione di un ambiente urbano vivibile, accessibile e funzionale alle esigenze quotidiane. Inoltre la collaborazione tra pubblico e privato risulta essenziale a partire dalle fasi di ideazione fino al momento della sua realizzazione. Per sette italiani su dieci (70%), per esempio, il recupero delle aree degradate, dovrebbe essere responsabilità condivisa da parte di entrambi, così come il finanziamento degli interventi (70%), la co-progettazione e la realizzazione di questi ultimi (69%) e la manutenzione dei nuovi spazi (67%). Secondo il Barometro della Costruzione Sostenibile 2024, uno studio realizzato dall'Osservatorio della Costruzione Sostenibile di Saint-Gobain, l’edilizia sostenibile in Italia è prima di tutto una questione green e di efficienza energetica. L'indagine ha coinvolto 22 Paesi e oltre 1.700 intervistati, tra cui professionisti del settore, rappresentanti eletti e studenti, con l'obiettivo di identificare le principali sfide e opportunità legate allo sviluppo dell'edilizia sostenibile a livello globale e locale. Tra le evidenze emerse, si conferma l'importanza della transizione ecologica e della cooperazione tra tutti gli attori coinvolti. La quasi totalità degli intervistati in Italia si dichiara familiare con l’edilizia sostenibile (98% vs 90% di media Europea). Il 42% del campione pensa che l’obiettivo prioritario dell’edilizia sostenibile sia la protezione dell’ambiente, mentre solo l’8% ritiene sia la salute degli abitanti e il 2% la resistenza ai rischi climatici. A riprova di questo, ben il 63% dei rispondenti (contro il 42% della media globale e il 40% della media europea) identifica l’edilizia sostenibile con le costruzioni energeticamente efficienti. Tra i soggetti ritenuti più idonei a sviluppare l'edilizia sostenibile spiccano architetti e studi di ingegneria (con il 77% delle citazioni vs il 55% della media globale e il 51% della media europea). Tra le azioni che dovrebbero essere attuate in via prioritaria per accelerare lo sviluppo dell'edilizia sostenibile in Italia, accanto a “Sensibilizzare maggiormente l'opinione pubblica sulle sfide dell’edilizia sostenibile” (citata dal 36% del campione vs il 31% della media globale e il 24% della media europea), si segnala “Aumentare gli aiuti pubblici ai privati” nominata da ben il 35% del campione (vs il 13% della media globale e il 17% della media europea). Con il 24%, al terzo posto, “Migliorare la competitività dei materiali, prodotti e soluzioni sostenibili”.

La filiera delle costruzioni

Le aziende di produzione, distribuzione e servizi per il settore delle costruzioni (edilizia e impianti) sono tra i datori di lavoro più importanti del Paese. In totale, nel 2023 sono quasi 1,7 milioni gli addetti del comparto. Un dato importante, confermato dalla crescita media annuale del 3,8% dal 2019 al 2022. Le imprese del settore sono diventate, inoltre, sempre più strutturate, passando da una media di 13 addetti per impresa nel 2019 a 16 addetti medi nel 2023. Sul fronte economico, i bilanci 2023 presentati finora dalle imprese portano il dato aggregato a quota 578,5 miliardi di euro, con un aumento medio annuale dell’11,3% nel quadriennio 2019-2022. Bene anche l’Ebitda, che nel 2023 si è attestato a circa 66,7 miliardi di euro. Sono questi alcuni dei dati emersi dall’Osservatorio Saie, realizzato in collaborazione con Nomisma. L’Osservatorio evidenzia come l’aumento del numero di addetti e la crescita delle dimensioni medie delle imprese siano trasversali ai principali settori della filiera delle costruzioni. Partiamo dall’edilizia: con oltre 818mila addetti nel 2023, il comparto dell’edilizia mostra un tasso di crescita annuale composto del 2,7% dal 2019 al 2022. Forte la crescita dimensionale delle aziende del comparto. La dimensione media è aumentata, passando da 14 a 18 addetti per impresa, riflettendo un trend di maggiore strutturazione e capacità di risposta alle sfide del momento.

Nell’impiantistica la tendenza è persino più forte: il settore conta 479mila addetti, in aumento mediamente del 4% all’anno sino al 2022 rispetto al periodo pre-pandemia. Le aziende di questo comparto registrano una media di 19 addetti per impresa nel 2023, rispetto ai 14 del 2019, a conferma della crescente necessità di tecnici specializzati e di competenze per la gestione di sistemi energetici avanzati e sostenibili.

Per quanto riguarda il segmento progettazione e digitalizzazione: la digitalizzazione ha contribuito alla crescita occupazionale del comparto, che ha raggiunto 148mila addetti nel 2023, con un tasso di crescita del 5,6% dal 2019 al 2022. Il numero medio di addetti per impresa è passato da 16 a 20, evidenziando come le imprese stiano investendo in nuove competenze e tecnologie, crescendo in numero per migliorare l’efficienza della propria offerta.

Anche il settore del legno in Italia è in continua evoluzione, aprendo nuove prospettive per l'economia e l'edilizia sostenibile. La filiera del legno italiana sta infatti investendo nell'innovazione tecnologica, nei processi produttivi e nello sviluppo di nuovi prodotti a base legno da utilizzare in edilizia e in industria: un percorso fondamentale per la competitività del settore e per il suo contributo alla transizione ecologica. L'Associazione nazionale delle industrie del legno già oggi è principale riferimento per l'ambito delle prime lavorazioni, delle costruzioni, imballaggio e dei cofani in legno, rappresentando 330 imprese che generano un turnover di oltre 6,7 miliardi di euro, creando occupazione per 21mila posti di lavoro.

Le prospettiveDopo i disagi causati dall'emergenza Covid e dallo scoppio della guerra in Ucraina, l'intero comparto dell'edilizia (comprendente il settore delle costruzioni per le infrastrutture, le strutture industriali, gli edifici residenziali e non residenziali e la costruzione "verde" e sostenibile) sta affrontando diverse sfide significative. Tra queste, spiccano l'aumento dei prezzi delle materie prime, le interruzioni nella catena di approvvigionamento e il ritorno di un'inflazione che ha portato ad un rialzo dei tassi di interesse e a fluttuazioni nei tassi di cambio. Questi fattori sono alla base del moderato aumento dei ricavi del settore nel 2023. Per quanto riguarda le prospettive per il 2024, il settore dovrebbe avere una crescita lenta e le condizioni macroeconomiche dovrebbero avere un impatto maggiore sulle economie avanzate, più che sui mercati emergenti. Comunque, l'industria rimane resiliente nel medio-lungo termine e si prevede che manterrà un andamento costante nella sua crescita. Questo il quadro generale che emerge dal Global Powers of Construction, lo studio di Deloitte che analizza le strategie e le performance dei gruppi quotati più rappresentativi del settore edilizio nel 2023, includendo le attuali prospettive macroeconomiche e le aspettative per i prossimi anni nel settore. Lo studio tiene conto dei principali indicatori finanziari delle aziende, esaminandone i risultati in termini di fatturato, capitalizzazione, presenza internazionale, diversificazione, redditività, debito e altro.

Mentre Cna, sulla base di un sondaggio curato da Nomisma, stima che la stretta sui bonus edilizi, con aliquote al 36% e un tetto massimo di 48mila euro, ridurrebbe la domanda delle famiglie per le ristrutturazioni di 97,3 miliardi in tre anni, con 3,5 milioni di famiglie (su dieci milioni) che potrebbero rinunciare a lavori che hanno in programma per le loro abitazioni. Una "domanda persa" per 97,4 miliardi - evidenzia il rapporto di Nomisma per l'associazione di artigiani e piccole imprese - genererebbe 119,7 miliardi di valore aggiunto e attiverebbe 2,085 milioni di posti di lavoro. Il rapporto evidenzia anche i "danni" in termini di valore sociale (per esempio in mancato abbattimento di barriere architettoniche) e ambientale (per energia non risparmiata). Un azzeramento totale dei bonus - viene stimato - porterebbe ulteriori 2,56 milioni di famiglie a rinunciare a lavori di ristrutturazione. Per il 2025, considerando l'impatto di quanto previsto dalla legge di Bilancio, Cna stima "una contrazione sensibile del mercato apri a circa il 50% in meno rispetto al periodo 2012-2019, quando a trainare erano i bonus minori. La spesa per gli interventi sugli edifici scenderà ai valori esistenti fino al 2011, attestandosi su un valore di investimenti di 14 miliardi": una contrazione tale da determinare "la perdita di 17 miliardi di valore aggiunto, la mancata attivazione di 300mila occupati, 33 milioni di euro di minor valore ambientale, mancati risparmi di energia per 2.300 GWh, 409 milioni di mancati risparmi nelle bollette".