Economia

L'intervento. Yunus: «Carbonio, disuguaglianza e disoccupazione: tre 0 per la svolta»

Luca Mazza venerdì 20 novembre 2020

Muhammad Yunus

Il treno che viaggiava a tutta velocità verso la distruzione si è fermato improvvisamente con la pandemia facendoci scendere alla banchina. Ora, prima di risalire a bordo, dobbiamo chiederci se è il caso di continuare nella stessa direzione di prima o se cambiare completamente tragitto». Il premio Nobel Muhammad Yunus, più volte definito "il banchiere dei poveri", fondatore in Bangladesh della "Grameen Bank", che eroga microcrediti alle persone indigenti per l’avvio di attività imprenditoriali, partecipando ad Economy of Francesco ribadisce la necessità di cambiare un modello economico «disastroso».

L’economista elenca i danni provocati dal sistema attuale: «Disoccupazione galoppante, disuguaglianze crescenti, concentrazione della ricchezza nelle mani di pochissimi, un pianeta sull’orlo del baratro». Questi sono segnali evidenti, secondo Yunus, di un mondo che sta andando verso la distruzione. «Del resto, anche un bambino capisce che c’è qualcosa che non va quando l’1% della popolazione globale possiede il 99% della ricchezza complessiva», aggiunge Yunus. La responsabilità di questo sistema fallimentare e pericoloso è anche della finanza, che ha come «unica religione la massimizzazione degli utili» e dunque ha creato esseri umani «utilocentrici», interessati cioè a perseguire i propri interessi a discapito di quelli collettivi. «Le persone vedono che la Borsa sale e pensano che l’economia goda di ottima salute, quando in realtà la finanza è scollegata dalla realtà – sostiene Yunus –. Allora dobbiamo chiederci: dove vanno a finire questi guadagni dei mercati?».

Allo stesso modo il premio Nobel invita a riflettere sul fatto che un aumento del Pil non è di per sé un fattore positivo: «L’espansione della crescita di un Paese non significa che automaticamente è diminuita la povertà, anzi spesso avviene l’esatto contrario». Per cambiare strada, secondo Yunus, ci sono innanzitutto tre "zero" da ricercare: «Zero emissioni di carbonio, zero concentrazioni di ricchezza, zero disoccupazione». L’invito a ogni singolo è quello di non essere passivo e contribuire al cambio di paradigma: «Non basta vedere le ingiustizie e le disuguaglianze nel mondo, occorre passare all’azione nella consapevolezza che ogni nostra scelta produce effetti: dalla banca in cui investiamo i nostri soldi al cibo che consumiamo».

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