Economia

Perugia. Non solo Pil e profitti: ecco il Manifesto per la "rinascita" dell'Economia

Marco Ferrando, inviato a Perugia sabato 22 giugno 2024

Foto di gruppo per gli economisti e imprenditori riuniti a Perugia

Oltre l’homo oeconomicus, così concentrato sui propri interessi personali da non accorgersi della sua miope visione. Oltre la logica della massimizzazione del profitto. Oltre la visione tradizionale espressa dal Pil, chiusa a indici più sensibili al benessere reale. Oltre la dicotomia stato-individuo, puntando su strade concrete di sussidiarietà. Oltre i saperi clusterizzati, sfoderando il potenziale generativo che solo un approccio interdisciplinare alle grandi questioni può liberare.

C’è un profondo intreccio di questioni di contenuto e di metodo dentro ai cinque cardini del Manifesto per una nuova economia al centro dell’incontro che, giovedì e venerdì, ha radunato a Perugia oltre duecento tra docenti, ricercatori, imprenditori e studenti. A tirare le fila il gruppo di lavoro che da anni anima il Festival dell’Economia civile di Firenze e i dieci accademici italiani, guidati da Leonardo Becchetti, primi firmatari del documento: le adesioni sono ormai giunte a quota 305, e l’obiettivo a questo punto è allargare la platea all’estero, alla comunità accademica ma non solo.

Economisti e imprenditori in aula a Perugia - .

Perché tra i punti fermi c’è l’interdisciplinarietà dei valori e dei saperi, che aprono la platea dei potenziali interessati ben oltre gli accademici. «Il mondo del vecchio paradigma economico produce disastri e rischia di portarci alla catastrofe perché difettoso nelle sue premesse», sintetizza Becchetti: «Se però mettiamo gli occhiali giusti scopriamo che la società è anche fatta di civismo, partecipazione sociale, imprese più ambiziose che non guardano solo al profitto ma anche all’impatto sociale ed ambientale».

Traiettorie semplici per uscire da una complessità che sembra aver sopraffatto e paralizzato la società. In Italia, in Europa, nel mondo. «È ora di pensare alla crescita in modo diverso e soprattutto di coniugarla con il concetto di sviluppo, in modo non alternativo ma complementare», ha sottolineato Jayati Ghosh, professoressa della Jawaharlal Nehru University.

Robert H. Frank, professore della Cornell University, ha posto l’accento sul grande tema fiscale, ricordando che «le nazioni in cui si vive meglio sono quelle in cui la tassazione nei confronti dei ricchi è più elevata».

Un momento della due giorni di Perugia - .

L’incoraggiamento più forte è arrivato da Jeffrey Sachs, della Columbia University, economista tra i più ascoltati al mondo, capace negli anni di passare dai paradigmi “dominanti”, quelli cosiddetti mainstream, alla teorizzazione dello sviluppo sostenibile: «Il Manifesto è un’iniziativa enorme, l’attuale modello economico non funziona, perciò ne abbiamo bisogno di uno nuovo, per apportare prosperità e benessere, per affrontare la crisi ambientale, portare giustizia sociale e pace nel mondo».

Un momento della due giorni di Perugia - .

Sachs ha sottoscritto ed elaborato ognuno dei cinque punti, per chiudere con una provocazione di taglio operativo: «Serve l’interdisciplinarietà, giocata in chiave problem solving». Tradotto: sguardo alto e nuovo, piedi ben ancorati per terra. Con una suggestione: portare il Manifesto alla seconda edizione del Summit mondiale per lo Sviluppo sostenibile, convocata dall’Onu per l’anno prossimo. Intanto, a inizio ottobre, si ripartirà dal Festival dell’Economia civile di Firenze.