Economia sostenibile. Il bene diventa «un affare»
Un’economia solida ma contemporaneamente sostenibile? Disposta a orientare i capitali per essere protagonista nel bene comune? Possibile o pura utopia? «Sfatiamo la facile equazione secondo la quale il lucro è incompatibile con l’impresa virtuosa: il vantaggio personale non è per forza a decremento del vantaggio collettivo, e fare le cose giuste può benissimo essere anche molto proficuo». A spiegarlo è Patrizio Paoletti, educatore e formatore di fama internazionale, e quanto poco tratti di utopie lo dimostra l’adesione di oltre mille imprenditori iscritti alla nona edizione di '21 minuti Avant- Garde', evento annuale organizzato oggi ad Ancona dalla Fondazione Patrizio Paoletti in collaborazione con Ucid Marche, sottotitolo 'Fiducia, Speranza, Fede, per realizzare il futuro' ( Teatro delle Muse). Quasi troppo bello per essere vero: ma realmente esistono tanti imprenditori preoccupati per il benessere collettivo e il futuro dell’umanità?
«Certamente sì – sostiene Paoletti – la società è più ricca di valori di quello che siamo disposti a credere. Oggi farò sentire un passaggio forte di Obama in cui dice che la società civile non è meno sapiente dei politici, anzi può fare più di qualsiasi governo nel mondo. Attribuisce cioè il tema della responsabilità a tutti noi: siamo noi, nel nostro piccolo agire quotidiano, a poter cambiare le cose. Dobbiamo farlo per i nostri figli, per lasciare un’eredità positiva». Un programma etico che Paoletti, 57 anni, padre di due ragazzi, rilancia a pochi giorni dal documento firmato da 15mila scienziati, «la Carta del disastro ambientale, che non dà più traguardi entro il 2030, ma ci dice: il tempo si è azzerato». Visionario estremamente concreto, Paoletti è laureato in scenografia a Napoli e dal palco è partito tanti anni fa, accorgendosi che «il teatro è un perfetto specchio della vita» e da lì passando a interessarsi di neuroscienze e formazione umana.
«Qual è il mio lavoro? Sono creatore di spazi», quello scenico, quello della vita, quello della mente. Ciò che genera il cambiamento, infatti, è «la nostra capacità di prefigurare la novità», un po’ come Jules Verne con la fantasia del Nautilus anticipò i sommergibili atomici. Del resto dalla ruota alla navetta spaziale l’uomo ha inventato solo ciò che prima ha immaginato. Ma per farlo occorrono spinte e ispirazioni, «tecnologie interiori» come appunto fiducia, speranza e fede, che permettono agli imprenditori di agire con fini più alti di quelli personali e di costruire un mondo nuovo non solo a parole. Per capire che tutto ciò è terribilmente possibile occorrono però modelli da emulare, perciò otto di loro oggi si racconteranno in 21 minuti («il tempo medio di massima concentrazione, secondo la scienza»): sono imprenditori di successo come Giovanni Clementoni e Stelvio Lorenzetti (intervistati qui sotto), Marco Astorri, padre della plastica che si biodegrada in 40 giorni, o Valentino Magliaro, scelto a 25 anni dagli Usa per rappresentare l’Italia nel primo summit dei 'Civic Leaders'. E con loro Pina Mengano Amarelli ('Lady Liquirizia'), Alberto Sinigallia, Laura Gabrielli e Franco de Felice. L’ingresso è a offerta libera, a favore del progetto della Fondazione Paoletti per i terremotati di Marche e Umbria.