Gli ecoincentivi per le auto ecologiche destinati ai privati, circa 31 milioni di euro, e resi disponibili dal governo a partire dal 6 maggio, sono terminati in meno di tre giorni, mentre sono inutilizzati i fondi destinati alle aziende.Lo comunica l'associazione dei concessionari italiani Federauto, aggiungendo che i soggetti con partite Iva non li utilizzano perchè per accedervi é necessario avere un'auto da rottamare, mentre le aziende italiane ammortizzano e sostituiscono le vetture molto prima.Il fondo statale per favorire l'acquisto di veicoli a basse emissioni prevede uno stanziamento di 120 milioni di euro per il triennio 2013-2015. Per il 2014, i fondi a disposizione ammontavano a 31,3 milioni a cui si aggiungono le risorse non utilizzate nel 2013, per un totale di 63,4 milioni di euro.
«Questi microincentivi ecologici hanno recato più danni che benefici - commenta il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi. Da un lato hanno ingenerato nel consumatore aspettative esagerate, in virtù delle scarse risorse a disposizione, dall'altro non hanno modificato le proporzioni delle richieste di vetture a basso impatto ambientale. O in misura irrisoria». L'unico effetto, per Pavan Bernacchi, «è di aver buttato soldi pubblici - almeno quelli dei privati, perché quelli delle aziende sono ancora lì».
Per Pavan Bernacchi quindi sarebbe stato meglio dare i fondi stanziati per gli ecoincentivi «agli esodati, ai terremotati o ad altri soggetti che ne avrebbero tratto un beneficio reale». Invece, «non abbiamo allargato il mercato, non abbiamo orientato gli acquisti verso vetture ecologiche e non abbiamo ricavato nessun insegnamento o dato statistico. Il mondo dell'automotive, che sta perdendo il 35% del fatturato rispetto alla media degli ultimi 5 anni, ha bisogno di un piano organico a tutto tondo. Lo Stato - conclude PavanBernacchi - introiterebbe più denaro, svecchieremmo il circolante con benefici per la sicurezza e l'ambiente e sosterremmo il mondo del lavoro. Un piano serio, non provvedimenti sbagliati. Piuttosto delle briciole? Meglio niente».