L'analisi. Ecco perchè non bisogna aver paura dell'auto cinese
BYD è uno dei più importanti marchi cinesi da poco arrivati sul mercato italiano
I recenti sviluppi del mercato dell’auto a livello globale impongono riflessioni generali, che vanno al di là dei, pur importanti, singoli contesti nazionali, alla luce dei cambiamenti in atto. Cambiamenti documentati dal nuovo studio “Casa e Chiesa nel settore dell’auto”, recentemente presentato in occasione della ventitreesima edizione del Rapporto ANIASA sui servizi di mobilità, condotto da ANIASA e Bain & Company; indagine che ha evidenziato come il settore automotive sia destinato a cambiare molto più di quanto non abbia fatto negli ultimi decenni. Se si guarda al recente passato, infatti, nel 2019 era l’Europa che tendeva a conquistare la Cina, dove ben il 42% delle auto vendute in quel mercato apparteneva a marchi europei, contro un ben più modesto 27% di marchi automobilistici cinesi. Ma già nel 2023, la Cina si è ripresa il suo mercato, arrivando al 43% ottenuto con marchi locali, contro un 32% derivante da marchi europei. L’arrivo dei brand cinesi sul mercato europeo invece resta un’incognita, con una quota di mercato del 2% nel 2023 e prevista del 7% (o anche superiore, in funzione della loro capacità di approdare con modelli di segmento più basso a prezzi competitivi) entro il 2030. Non proprio una percentuale che consenta di parlare di "invasione".
Ma quello che più colpisce, è che la propensione a considerare positivamente i marchi cinesi appare in aumento: se nel 2022 era pari al 17%, nel 2023 è salita al 25%, con un aumento di quasi il 50%. Se poi esaminiamo il percepito in termini di qualità come motivo di scelta di vetture provenienti da quei mercati, negli stessi anni di riferimento passa dal 28%, già significativo, al 36%. Certo sembrano decisivi anche altri parametri, come il prezzo ad esempio, che però scende, negli stessi anni di riferimento, dal 33% al 29%, a dimostrazione che le ragioni economiche non sono più la prima spinta motivazionale. E siamo solamente all’inizio: sui nostri mercati mancano ancora marchi cinesi di peso (uno su tutti: BYD) che praticamente non hanno ancora iniziato una vera e propria offensiva distributiva e commerciale in Europa. Anche se i segnali ci sono tutti, a cominciare dalla volontà di insediare sul nostro continente siti produttivi veri, per scongiurare il pericolo più volte annunciato di dazi sulle importazioni.