Intervista. Ecco come sta cambiando il welfare aziendale
Lo studio è stato elaborato partendo dall’analisi di due web survey sul tema, una B2B che ha coinvolto 112 imprese, l’altra B2C che ha visto la partecipazione di oltre 300 lavoratori appartenenti a diverse tipologie di aziende. L’analisi ha permesso di rilevare cosa pensano le aziende che stanno valutando l’implementazione di un piano di welfare aziendale e quelle che hanno già sperimentato il suo utilizzo, identificandone le diverse modalità di approccio e di gestione. La scelta di effettuare l’analisi sui due differenti panel, aziende e lavoratori, ha permesso di evidenziare parallelismi e disallineamenti sulla percezione che aziende e dipendenti hanno sul tema. L'obiettivo era di monitorare un fenomeno rilevante.C'è un punto di incontro tra richieste dei lavoratori ed esigenze dei datori?
Il messaggio principale è che bisogna ascoltare i dipendenti. Più si progetta insieme, maggiore è la soddisfazione di entrambe le parti. Altrimenti si rischia l'autoreferenzialità.Il welfare sembra tornato di moda: una questione di immagine, di convenienza fiscale o di volontà di migliorare le relazioni in ambito lavorativo?È un po' un mix di tutto questo. Dal 2009 stiamo assistendo in Italia a una spinta tattica, anche sull'onda della crisi. Già dal 1980 il nostro Paese si era dotato di un testo legislativo in materia. Ma erano soprattutto le multinazionali straniere a importare i modelli di welfare. Ora assistiamo a un nuovo patto tra lavoratori e datori.
Ma quali sono i progetti di welfare più richiesti?
Prima di tutto la gestione dei tempi: flessibilità oraria in entrata e in uscita, banca delle ore, part time e telelavoro. Poi i servizi di ristorazione: dal buono pasto alle convenzioni con i ristoranti alla mensa condivisa. Altro tema molto sentito è la mobilità e il modo di raggiungere il posto di lavoro. Infine l'assistenza: dall'asilo nido alla cura delle persone anziane.
Dopo il Rapporto realizzerete progetti?
Stiamo lavorando soprattutto con medie imprese dai 50 addetti in su che operano nelle regioni settentrionali.