La riforma. Due nodi per il Terzo Settore: l'Iva e gli statuti da adeguare
La riforma c’è. E anche parte dei decreti attuativi. Ma nel percorso di messa in pratica della norme relative al Terzo settore restano ancora due nodi da sciogliere. Da un lato, l’Iva al 22% per le fondazioni che svolgono ad esempio attività di assistenza domiciliare e cura rischia di penalizzare gli utenti (come pure gli enti rispetto alle cooperative). Ma resta, dall’altro, anche da risolvere la questione dell’adeguamento degli statuti alla riforma che dovrà essere attuato entro il 3 agosto 2019 (cioè dopo due anni dall’entrata in vigore del Codice del Terzo settore), quando non è ancora entrato in vigore il Registro unico nazionale enti del terzo settore (Runts). A chiedere più tempo per questo passaggio, ancorando l’adeguamento appunto all’avvio effettivo del Runts, è l’Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale), la più rappresentativa organizzazione di categoria del settore che raggruppa più di 900 enti non profit, che contestualmente lancia pure l’allarme Iva per le ex Ipab.
Per questo l’Uneba chiede l’esenzione dell’imposta sul valore aggiunto per per tutti gli enti che saranno iscritti nel Registro unico nazionale. E lo fa nel giorno in cui presenta a Roma un vademecum sulla riforma; 130 pagine di consigli tecnici e risposte su fiscalità, bilancio e lavoro dedicate agli enti per mettere in pratica la legge 106 del 2016. Una legge che riconosce «il ruolo sociale» del Terzo settore e «ci mette in gioco rispetto alle nuove sfide sociali del Paese – ricorda la portavoce del Forum Claudia Fiaschi – che si basano su «un nuovo welfare e un modello di sviluppo differente» dal passato. E il vademecum è uno strumento di «condivisione sull’interpretazione della norma». Oggi si riunirà la cabina di regia a Palazzo Chigi per l’applicazione della riforma, a cui per la prima volta parteciperà il Forum.
«È una grande opportunità per noi», aggiunge Fia- schi, annunciando che nell’incontro di oggi si discuterà del «decreto che disciplina le attività secondarie e le linee guida per il bilancio sociale». Quello che chiediamo alle istituzioni, gli fa eco il presidente Uneba Franco Massi, è «semplificazione, chiarezza, certezze perché gli enti non vogliono rimanere intrappolati nelle diverse interpretazioni della norma». A preoccupare infatti, oltre la temporanea sospensione dell’aumento dell’Ires, sottolinea il curatore del vademecum e vicepresidente Uneba Lombardia Marco Petrillo, è proprio l’Iva perché «con l’aumento al 22% le fondazioni rischiano di finire fuori mercato, mettendo in pericolo anche molti posti di lavoro».
Una fondazione ex onlus che svolge anche assistenza domiciliare o di trasporto di persone con disabilità, infatti, oggi beneficia dell’esenzione dell’Iva. Con l’entrata in vigore della nuova legge dovrà trasformarsi in Ets (Ente terzo settore) e applicare a queste attività l’Iva del 22%, come prevede il Cts (Codice del terzo settore), ma questo aggravio di costi si tradurrà inevitabilmente in aumento di costi per gli utenti. L’occasione di fare le cose per bene non va sprecata, perciò. Anche perché la riforma, «è un riconoscimento del ruolo strategico non secondo a nessuno che il Terzo settore svolge nel Paese». Siete voi – dice così Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri, rivolgendosi ai rappresentanti delle realtà presenti in sala nella sede delle Associazione Casse di risparmio italiane – che «concretamente presidiate la situazione sociale dando risposte laddove lo Stato non arriva».
E non va neppure dimenticato che – conclude Alessandro Lombardi, direttore generale dell’ufficio Terzo settore del ministero del Lavoro e politiche sociali – la riforma si basa su «un approccio di tipo partecipativo, prevede una forte salvaguardia della libertà dei corpi intermedi e punta sulla responsabilizzazione degli enti. Stiamo creando insomma relazioni di fiducia».