Economia

BANKITALIA. Draghi: «La Grecia non fallirà»

Giovanni Maria Del Re mercoledì 15 giugno 2011
No al default di stati sovrani, no al coin­volgimento obbligatorio dei privati nel salvataggio della Grecia, obiettivo pri­mario della Banca Centrale Europea fisso sul­la stabilità dei prezzi. Mario Draghi, il 'tedesco' non ha deluso chi voleva verificare la sua orto­dossia monetaria, parlando davanti alla Com­missione Affari economici e monetari del Par­lamento Europeo. «Lei è il cattolico più orto­dosso che conosco», ha scherzato un eurode­putato. Un’audizione che è anche la sua prima apparizione pubblica come futuro presidente della Bce, anche se il parere del Parlamento Eu­ropeo non è vincolante. L’ultima parola, ormai scontata, toccherà ai leader dei Ventisette al ver­tice di Bruxelles della prossima settimana. Nel corso delle due ore e mezza di dibattito, Draghi ha rotto di tanto in tanto il suo consue­to aplomb, ad esempio quando ha parlato del­la sua nazionalità contestata nel nord (Italia u­guale inflazione e debito). «Che cosa sono io? – ha scherzato in proposito – italiano credo, mi hanno associato alla pizza e agli spaghetti». Quanto alla nomea di 'tedesco', «il mandato della Bce – ha detto – è la stabilità dei prezzi in tutta l’area, non devo rende­re conto a un solo Paese o a un’area». Non sono mancati momenti di tensione, per le domande di alcuni parla­mentari sul suo passato di vi­cepresidente della Goldman Sachs (dal 2002 al 2005), ac­cusata di aver aiutato la Gre­cia ad 'abbellire' i conti per entrare nell’euro. Draghi ha ribadito di non es­ser stato in alcun modo coinvolto, ha rivendi­cato il suo operato come governatore di Banki­talia e presidente del Financial Stability Board come prova di 'integrità'. «Chiedete ai ban­chieri Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, prossimo presidente della Banca centrale europea italiani se sono stato troppo gentile o leg­gero con loro o se, come presidente dell’Fsb so­no stato gentile con le banche», ha detto. Nel complesso comunque gli eurodeputati so­no apparsi positivi, nessuno, neppure i più cri­tici, hanno messo in discussione la competen­za di Draghi. Polemiche a parte, la linea del futuro suc­cessore di Jean-Claude Tri­chet è chiarissima. Sul fron­te greco, ha spiegato subito, «la Bce ha espresso una po­sizione chiara che condivi­do. Non è favorevole alla ri­strutturazione ed esclude tutto quello che non sia vo­lontario ». E spiega perché: «Il default non ri­solverebbe problemi come il deficit, e rende­rebbe necessario la ricapitalizzazione delle ban­che greche, bisogna avere ben presenti i costi di tutto questo». Del resto, ha ammonito, «sap­piamo che ci sono molti investitori che a­spettano la contingenza per sfruttare una si­tuazione in cui ci sia un default mal gestito e non gestito. Questa è la lezione che abbiamo imparato dalla Lehman, che è stato il falli­mento più caro della storia e non vogliamo ripeterlo». Draghi ha ricordato l’esempio del­la crisi italiana del 1992. «La situazione del-­l’Italia negli anni ’90 – ha detto Draghi – era peggiore di quella della Grecia di adesso». Al­la fine, però, Roma «presentò un piano che fu considerato credibile dai mercati». Comunque, ha voluto precisare Draghi, «nes­suna crisi del debito sovrano potrà mai spin­gere la Bce ad allontanarsi dalla stabilità dei prezzi come obiettivo». Quanto al rafforza­mento della governance economica, secondo il presidente in pectore della Bce l’Europa si trova «in mezzo al guado», «dobbiamo torna­re ad avere regole di disciplina preventiva, mo­nitoraggio e sanzioni».