Il peggio è passato anche se non siamo ancora nella fase di recupero, le entrate fiscali tengono, ma per il futuro servono riforme strutturali. C’è ottimismo nelle audizioni sul Dpef al Senato proseguite ieri fino a tarda sera, in cui è stato ascoltato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Anche il governatore Mario Draghi ha promosso il documento finanziario: «Le stime riportate sono in linea con quelle del bollettino economico della Banca d’Italia». Il peggioramento è finito, ha precisato il numero uno di palazzo Koch, ci sono i primi segnali positivi, anche se «l’eredità della crisi sulle finanze pubbliche sarà un debito molto più elevato». Si intravedono i primi barlumi di risalita, dunque, e «trainata dalla ripresa mondiale l’attività produttiva tornerebbe a crescere nel corso del 2010». Mario Draghi in Senato ha ribadito l’obiettivo del Dpef di rafforzare la capacità di crescita dell’economia e di riequilibrare i conti pubblici in ulteriore deterioramento nel corso del 2009. In più ha assicurato che «le misure espansive contenute nei tre decreti anticrisi trovano tutte una copertura finanziaria». La ricetta per uscire dallo stallo economico, secondo Draghi, passa attraverso il sostegno al sistema produttivo, ma serve pure una strategia organica di riforme strutturali che contengano in modo incisivo la spesa, anche grazie al federalismo, e riducano il debito pubblico. Infine la politica di bilancio deve essere orientata a «riallocare le risorse accrescendo quelle destinate a lavoro e imprese». Le entrate in Italia tengono. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, forte anche dell’analisi dell’Istat che conferma il superamento della fase più acuta, ha rassicurato sull’azione del governo per fronteggiare la crisi economica. «La caduta si sta fermando - ha precisato il titolare di via XX Settembre - in più l’an- damento dei conti pubblici è in linea con gli impegni internazionali e con le aspettative che all’estero hanno sulla Repubblica italiana». Davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato il ministro dell’Economia ha ricordato che il documento di programmazione economica punta a garantire finanza pubblica, tenuta della struttura sociale e liquidità, nonché credito alle aziende. «Il governo ha fatto di tutto - ha aggiunto - per tenere aperto il canale del credito alle imprese andando nella direzione della conservazione della struttura produttiva». Anche se la fase più dura è passata, non c’è stato il crollo temuto e il governo non ha fatto «grandi errori », guardando al domani è necessario comunque agire con prudenza. «Se avessimo messo in campo interventi più coraggiosi - ha precisato Tremonti -avremmo fatto più deficit e aumentato rischi e costi per gli italiani ». L’ottimismo del capo del dicastero sembra corroborato dall’analisi dell’Istituto di statistica presentata in Senato dal presidente Luigi Biggeri, che ha definito «snella e condivisibile» l’impostazione del Dpef. L’istat ha confermato che la fase più grave della crisi è superata anche se non sono ancora chiari i tempi e la velocità della ripresa. «A partire da aprile - ha esordito Biggeri - c’è stata una prima interruzione della tendenza al crollo delle attività produttive, anche se a livello aggregato non vi sono ancora segnali di risalita».