La tendenza. Domanda di credito stabile nonostante i tassi elevati
Cresce la domanda di prestiti nel 2023 da parte delle famiglie italiane. L’ultima analisi del barometro Crif (acronimo di “Centrale rischi di intermediazione finanziaria“, società privata che gestisce un sistema di informazioni legate ai crediti), relativa ai primi nove mesi dell’anno, parla di un trend positivo con un aumento complessivo del 2,1% rispetto al 2022 e un importo medio di poco al di sotto degli 8500 euro. Ma segnala anche un ribaltamento di prospettiva rispetto a quello che ci si aspetterebbe: i prestiti non si fanno (soltanto) per la perdita di potere d’acquisto ma anche perché c’è meno incertezza.
«In Italia le abitudini delle famiglie sono particolari – spiega Simone Capecchi, executive director di Crif – quando si parla di prestiti: di fatto si rivolgono all’industria del credito quando hanno situazioni stabili e certe, quando sanno che potranno pagare. A soffrire maggiormente sono i mutui che risentono della salita dei tassi di interesse». In generale più della metà dei prestiti (il 53,7%) è di piccola entità, al di sotto dei 5mila euro. I prestiti personali, che per l’80% sono legati a piccole ristrutturazioni edilizie, crescono del 20% mentre l’importo medio scende del 4,9% attestandosi sugli 11mila e 725 euro. Dinamica inversa per i prestiti finalizzati all’acquisto di un bene (mezzi di trasporto, mobili ma anche smartphone) che sono in calo del 9% con un importo stabile di quasi 5900 euro.
«La contrazione dei prestiti finalizzati però va letta alla luce del vero e proprio boom che c’era stato nel 2022 con la riapertura del credito al consumo che, al netto degli acquisti on-line, durante la pandemia era di fatto scomparso» spiega ancora Capecchi. Crif presenterà a breve i dati di una ricerca commissionata alla Sda Bocconi che analizza le abitudini degli italiani in un arco temporale ampio e conferma l’estrema prudenza delle famiglie che scelgono di rivolgersi al credito solo se hanno buone aspettative economiche. Discorso diverso per i prestiti finalizzati che sono più legati alle contrazioni dei consumi. A mettere in difficoltà le famiglie è soprattutto l’incertezza. « I tassi si stanno stabilizzando e presto ci sarà una ripresa anche dei mutui - assicura Capecchi -. Il quadro è stabile nonostante le incognite legate ai conflitti in corso». L’aumento dei tassi di interesse incide sull’allungamento dei tempi: la metà di quelli personali supera i cinque anni. «Ognuno di noi compra una rata quando deve fare un prestito: per mantenerle sostenibili le banche hanno allungato i tempi e questo è un fenomeno tipico di questo momento storico» spiega l’executive director di Crif. Più brevi i prestiti finalizzati che si concentrano tra i 18 e i 36 mesi. Per quanto riguarda infine le fasce d’età sono soprattutto i 45-54enni a ricorrere ai prestiti (23,6% del totale), seguiti dai 3544enni (20,7%).