Economia

ECONOMIA. Dl anti-crisi, primo sì in Aula

Nicola Pini martedì 21 luglio 2009
Via libera delle Commissioni al decretone anticrisi ampliato e corretto. Ma sul provvedimento – che contiene tra l’altro lo scudo fiscale e una mini-riforma delle pensioni – è scontro: Pd e Udc non hanno partecipato al voto accusando la maggioranza di violazione delle regole parlamentari, mentre l’Mpa, che fa parte delle compagine di governo, ha votato contro. E una grana è scoppiata anche all’interno dell’esecutivo: il ministro Stefania Prestigiacomo protesta per una norma che ridimensiona i poteri dell’Ambiente su centrali e reti energetiche e ne chiede la modifica, accusando il collega leghista Roberto Calderoli.Ma andiamo con ordine. Rispetto al testo varato del governo, le Commissioni Bilancio e Finanze della Camera hanno approvato un decreto parecchio diverso (vedi articolo sotto). Ieri mattina, per chiudere l’esame in tempo, tutte le proposte emendative che avevano ottenuto parere favorevole dei relatori sono state approvate con un unico voto, in blocco. È la formula che ha suscitato le proteste delle opposizioni. Pd e Udc hanno abbandonato i lavori denunciando «una violazione grave» e «senza precedenti» del regolamento. In realtà secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini, «precedenti ci sono stati per ogni legge Finanziaria». E se è vero che il decreto non è una Finanziaria è però «la via scelta dal governo per anticipare i contenuti della manovra». Dove Fini lascia meno spazio alla maggioranza è sulla possibilità di ulteriori modifiche: se il governo porrà la fiducia sul testo approvato dalla Commissione «non si può parlare di mortificazione del Parlamento», mentre se ci fossero «parti ulteriori non trattate in Commissione farei sentire la mia voce», avverte il numero uno di Montecitorio.Secondo il leader del Pd Dario Franceschini è in atto invece uno «svuotamento» del Parlamento con «decreti disomogenei con dentro di tutto». Ormai, afferma, «c’è sempre lo stesso iter: il decreto esce in bianco dal Consiglio dei ministri per essere scritto da non si sa chi. E una volta in Parlamento la discussione viene troncata da una maxiemendamento e dalla fiducia».L’approdo in aula del decreto è previsto per  oggi, con la presentazione degli emendamenti. Per domani è prevista la richiesta di fiducia del governo, che dovrebbe essere poi votata venerdì. Tra ordini del giorno e voto finale la Camera non potrà chiudere la pratica prima di martedì. Quindi il passaggio al Senato che, viste le ferie imminenti, dovrà sbrigarsi L’altolà di Fini a nuove modifiche rende più complicato il «rientro» dell’Mpa, disponibile a rivedere la sua contrarietà solo se il governo «accetterà alcune nostre proposte per riequilibrare» il testo. Secondo il movimento siciliano così com’è infatti «sposta risorse a favore del Centro-Nord e penalizza il Sud».Infine, il caso Prestigiacomo. In base all’articolo 4 del decreto il ministero dell’Ambiente non avrà più voce in capitolo sugli interventi «urgenti» in materia di produzione e distribuzione dell’energia. Il testo (non modificato in Commissione) prevede infatti che su questo iter intervengano Sviluppo Economico, Infrastrutture e Semplificazione. Un meccanismo fortemente contestato dalla responsabile dell’Ambiente che ne chiede la modifica e lancia l’allarme: la norma potrebbe applicarsi anche alla costruzione delle centrali nucleari. Nel mirino della Prestigiacomo è finito in particolare il ministro leghista Roberto Calderoli, con un botta e risposta a suon di comunicati. A dar manforte alla ministra un nutrito drappello di parlamentari meridionali del Pdl e uno dei promotori del "partito del Sud", Gianfranco Miccichè, il quale ora minaccia: se il governo non cambia linea, già alla prossima fiducia, alla maggioranza mancheranno i voti dell’Mpa.