Economia

Lavoro. Solo in miniera le donne guadagnano più degli uomini

Pietro Saccò lunedì 24 febbraio 2025
Solo in miniera le donne guadagnano più degli uomini

Dei diciotto settori economici monitorati dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps per il “Rendiconto di genere 2024” ce n’è solo uno in cui le donne guadagnano in media più degli uomini: è quello dell’estrazione di minerali da cave e miniere, dove la retribuzione media giornaliera delle donne è di 175,7 euro contro i 173,6 euro degli uomini. Una differenza minima e in un settore molto ristretto, insomma: negli altri diciassette settori, invece, gli uomini guadagnano di più. In media la differenza retributiva sfiora il 20% (precisamente il 19,7%) con abissi di divario salariale nel settore immobiliare (dove le donne guadagnano il 39,9% in meno), nelle attività professionali scientifiche e tecniche (-35,1%) e nelle attività bancarie e assicurative (-32,1%). «Sono ancora rilevanti – constata il Civ dell'Inps – le condizioni di svantaggio delle donne nel nostro Paese, nell'ambito lavorativo, familiare e sociale».

L’analisi, che parte da dati del 2023, conferma una serie di storture in generale già note ma la cui conferma è comunque allarmante. La più evidente è quella del rapporto tra formazione e occupazione. Tra i laureati del 2023 le donne sono il 62%: a livello numerico, le laureate superano i laureati sia nei corsi di primo livello che in quelli magistrali e a ciclo unico. I laureati uomini sono però più numerosi nelle materie STEM, cioè le discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche. Le donne, almeno quelle che si affacciano sul mondo del lavoro, sono quindi più qualificate eppure questa tendenza, che prosegue da anni, sul mercato lavorativo non si vede. Né a livello di retribuzioni ma nemmeno, più banalmente, a livello di occupazione. Il tasso di occupazione femminile, cioè il rapporto tra lavoratrici e il totale della popolazione femminile in Italia con età compresa tra i 15 e i 64 anni, è del 52,5% (tra i più bassi dell’Europa) ed è lontanissimo dal 70,4% degli uomini. Mentre il tasso di inattività femminile (42,3%) supera di gran lunga quello degli uomini (24,3%).

Nel mercato del lavoro le donne hanno una posizione migliore degli uomini solo per quanto riguarda i Neet, cioè le persone fuori dal mondo scolastico, dal lavoro e dalla formazione: tra i giovani, o più precisamente la popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni, è in questa condizione il 17,8% degli uomini e il 14,4% delle donne. Tra i numeri del rapporto anche la conferma della prevalenza del lavoro part time tra le donne (64,4% delle occupate ha contratti a tempo parziale) con un 15,6% che lavora a tempo parziale ma vorrebbe lavorare a tempo pieno: si chiama part time involontario e per gli uomini si ferma al 5,1%.

«Affrontare il problema delle discriminazioni di genere significa agire su tutte le dimensioni del problema, che riguardano il mercato del lavoro e i modelli organizzativi nel lavoro, la rete dei servizi, la dimensione familiare e quella culturale – ha commentato presentando il documento Roberto Ghiselli, presidente del Civ Inps –. Viene pertanto chiamata in causa la responsabilità e l'impegno di tutti gli attori istituzionali, politici e associativi per far sì che i timidi passi avanti che si sono registrati in questi anni, diventino al più presto l'affermazione di una piena condizione di parità, rimuovendo gli ostacoli che ne sono di impedimento».