Il bilancio. Distretti e filiere campioni del "made in Italy"
Un tecnico in un'azienda farmaceutica
Distretti e filiere rappresentano l'ossatura del Sistema Italia. La conferma arriva anche dall'annuale rapporto sui distretti industriali realizzato dalla direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. L'anno scorso le imprese hanno registrato un aumento del fatturato dello 0,8% e si preparano a una accelerazione nel 2024 (+1,1%) e nel 2025 (+2%). La ricerca ha analizzato i bilanci di circa 20.800 imprese localizzate nei distretti industriali. I distretti guidano gli «aspetti positivi del cambiamento», spiega Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo. «Le logiche delle imprese dell'ultimo decennio - aggiunge - è stata superata. È cambiato lo spirito imprenditoriale. Le banche hanno dato il loro contributo e aiuto. Intesa Sanpaolo ha messo a disposizione delle imprese 400 miliardi di euro di credito ben gestito».
Il fatturato, dopo il balzo registrato nel biennio 2021-2022, è stimato aver mostrato un lieve incremento nel 2023, collocandosi abbondantemente sopra i livelli del 2019 (+20%). Tutti i settori mostrano valori del fatturato maggiori rispetto a quelli del 2019. Spiccano in particolare i settori della meccanica e nell'agro-alimentare, che hanno registrato una buona crescita del fatturato, grazie alle performance ottenute sui mercati internazionali (+7,9% e +4,5% rispettivamente la crescita dell'export). Le attese per il biennio in corso sono positive con in testa ancora l'agro-alimentare e la meccanica. È proseguito anche il processo di rafforzamento patrimoniale delle imprese distrettuali. Il patrimonio netto in percentuale del passivo è salito sopra la soglia del 30% nei distretti, leggermente superiore ai valori osservati al di fuori delle aree. Un'originale analisi di lungo periodo sui bilanci aziendali mostra come questa percentuale si sia raddoppiata in 20 anni (era di poco sotto il 16% nel triennio 1998-2000).
Segnali positivi anche per l'export, che si mostra stabile nel 2023, confermando i livelli record toccati nel 2022, quando per la prima volta si era superata di slancio la quota dei 150 miliardi di euro. I distretti hanno saputo superare la debolezza del mercato tedesco cogliendo le opportunità di crescita presenti in altri mercati, come per esempio la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti, il Messico, l'Arabia Saudita, la Cina. L'anno scorso, inoltre, l'avanzo commerciale dei distretti è salito di altri 4,4 miliardi di euro (+4,8%), toccando la quota record di 94,3 miliardi di euro.
Nei prossimi anni le sfide che dovranno affrontare le imprese dei distretti industriali sono principalmente quelle legate alla tecnologia, al capitale umano e alla gestione dei rischi derivanti dal cambiamento climatico. Guardando alle prospettive macroeconomiche globali il Pil globale vedrà una «maggiore crescita nel secondo trimestre di quest'anno e più elevata nel 2025», afferma Gregorio De Felice, capo economista e responsabile studi e ricerche Intesa Sanpaolo. «Si registra - continua - una flessione dell'inflazione e ci si attende un taglio dei tassi a partire da giugno. La crisi in Medio Oriente crea incertezza, ma almeno per il momento ha un impatto limitato».
Le sfide digitale e green possono essere vinte solo se affrontate con forza lavoro qualificata. Soprattutto nei distretti, le difficoltà di reperimento della manodopera sono elevate. Queste criticità vanno superate, anche attraverso il potenziamento degli Its-Istituti tecnici superiori e l’avvicinamento delle Università al tessuto produttivo. I giovani italiani conoscono ancora poco le opportunità offerte dalle tante eccellenze aziendali presenti sul territorio. Anche per questo scelgono molto spesso di emigrare, attratti dalla possibilità di veder valorizzato il merito, fare carriera e percepire alte remunerazioni. Sono queste le principali evidenze emerse da un'indagine ad hoc dell'istituto di credito, condotta lo scorso anno su circa 140 giovani laureati o laureandi emigrati all’estero.
Sono in crescita gli investimenti delle imprese distrettuali diretti a efficientare i processi produttivi e a potenziare l’autoproduzione di energia. È questa l’evidenza che emerge dall’indagine condotta a novembre-dicembre sulla rete di gestori della banca. Resta dunque alta l’attenzione ai costi energetici, anche perché, nonostante il rientro parziale delle quotazioni, il quadro resta caratterizzato da incertezza e volatilità. L’analisi delle bollette energetiche evidenzia che un quarto delle imprese distrettuali tra il 2019 e il 2023 è riuscito a contenere al 4% l’aumento dei pagamenti alle utility energetiche; si tratta molto probabilmente delle aziende più attive sul fronte delle rinnovabili e dell’efficientamento dei processi produttivi.
Sempre secondo i gestori, la doppia transizione green e digitale è e sarà il principale driver degli investimenti in Italia e nei distretti industriali; una spinta importante potrà venire dagli incentivi a favore di Transizione 5.0, che complessivamente prevedono circa 13 miliardi di euro di crediti d’imposta. Una maggiore diffusione del digitale nel sistema produttivo si può tradurre in un aumento del tasso di crescita potenziale del nostro Pil. Le imprese con investimenti 4.0 ottengono, infatti, vantaggi importanti in termini sia di crescita (+32,5% l’aumento del fatturato tra il 2019 e il 2022, una percentuale doppia rispetto a quelle non 4.0)
sia di produttività (pari nel 2022 a 76mila euro vs 60mila euro).
Nei prossimi anni potrà dunque proseguire il processo di rilancio competitivo del tessuto distrettuale italiano. Tecnologia e capitale umano continueranno a essere le priorità. Il cambiamento climatico in corso imporrà poi una gestione più consapevole ed efficiente della risorsa idrica, oltreché un’attenzione particolare ai rischi idrogeologici. Secondo le stime, il 15% delle imprese distrettuali è esposto a un rischio alluvione medio o elevato.
Nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, la diffusione di alcune tecnologie nei settori ad alta intensità distrettuale è ancora bassa. Se, infatti, è alta la quota di imprese manifatturiere italiane che utilizzano servizi di cloud computing (siamo al 61,2% vs il 46,3% nella media dell’Unione Europea), non altrettanto si può dire per l’analisi dei dati (24,3% vs 27,4%), l’ecommerce (15,2% vs 20,8%) e l’intelligenza artificiale (4,9% vs 6,8%). Tra i settori ad alta intensità distrettuale, spicca soprattutto il settore alimentare e bevande che evidenzia un posizionamento migliore rispetto alla media europea per analisi dati e intelligenza artificiale e un divario contenuto sull’e-commerce. Ritardi maggiori emergono, invece, per il sistema moda italiano.
Il cambiamento climatico imporrà una crescente attenzione all’ambiente, rendendo sempre più prioritaria la transizione green, da portare avanti con un mix articolato di strategie: dall’autoproduzione di energia all’efficientamento energetico, dalla riduzione dell’uso di materie prime all’utilizzo di materie prime seconde, dal risparmio idrico al riciclo-riutilizzo di acqua, dalla riduzione di emissioni atmosferiche al minor utilizzo di trasporti, dal design for recycling al life cycle assessment. È ancora contenuta la quota di imprese evolute su questi temi. Tuttavia, l’operatività in distretti industriali potrà rappresentare un vantaggio. Si pensi per esempio alla presenza di esternalità positive nella gestione della risorsa idrica nella fase di approvvigionamento, in quella di raccolta e depurazione dei reflui industriali e nelle pratiche di riutilizzo. L’omogeneità delle produzioni e delle tecnologie rappresenta, infatti, un
elemento che tende a semplificare la gestione aggregata dei servizi. Un contributo potrà poi venire dai rapporti di filiera. Proprio nei distretti è più alta la ricerca di fornitori che riducono l’impatto ambientale, soprattutto da parte delle imprese medio-grandi, che spesso svolgono funzione di ‘capofila’ e possono, quindi, generare un effetto ‘a cascata’ verso le imprese più piccole, che saranno maggiormente indotte a effettuare investimenti in questa direzione per continuare a essere partner strategici.
"Attraiamo il futuro" con le filiere
«Attraiamo il futuro non è solo il nome di un evento, uno slogan, è la strada che dobbiamo intraprendere per tutelare, valorizzare e promuovere tutte le nostre eccellenze: quelle filiere che hanno fatto del made in Italy un modello, emblema di qualità - sottolinea Pietro Abate, segretario generale della Camera di Commercio di Roma -. Per garantire la competitività delle nostre aziende a livello globale, dobbiamo facilitare la cultura d’impresa. Un esempio vincente che può restare tale facendo dialogare le migliori realtà del nostro paese, per essere pronti ad affrontare le sfide future connesse all’innovazione, come l’intelligenza artificiale. Vogliamo raccontare, un sistema fatto di piccole e medie imprese che realizzano prodotti e generano ricchezza e lavoro ma che, allo stesso tempo, sono un inno alla creatività e all’eccellenza».
Per la sottosegretaria al ministero dell'Economia e delle Finanze Lucia Albano, «il segreto del made in Italy sono le nostre radici, è la nostra identità, una forza che deve coniugarsi con il futuro e con l’innovazione. Le pmi sono il nostro cuore pulsante, rappresentando il 99% del tessuto imprenditoriale nazionale e il 65% dell’occupazione totale. Sono coloro che generano ricchezza, innovazione, coesione sociale. Non si può parlare di futuro senza parlare di competenze e chi produce ricchezza, benessere e coesione sociale dev’essere sostenuto».