Economia

ECONOMIA. Disoccupati, allarme della Ue

Franco Serra lunedì 9 marzo 2009
Una recessione che entro il 2010 rischia di bruciare altri 6 milioni di posti, portando la disoccupazione a sfiorare il 10%, ma anche i primi segnali di un avvicinamento al punto di svolta verso l’uscita dalla crisi. Sono solo in apparenza contrastanti le indicazioni giunte ieri dal Consiglio dei ministri del lavoro dell’Ue e, da Basilea, dai governatori delle banche centrali del Gruppo dei Dieci: da entrambe le parti, infatti, si conferma che la ripresa non arriverà prima degli ultimi mesi dell’anno prossimo. Quella in corso, avvertono i 27 ministri in un testo preparato per il vertice europeo del 19-20 marzo, è una «recessione senza precedenti che creerà altri sei milioni di disoccupati entro il 2010», con «pesanti conseguenze sociali sugli individui e sulle famiglie», mentre la ripresa – secondo il Commissario Joaquin Almunia, non arriverà prima della fine del 2009. Finora le stime si limitavano a indicare la perdita i 3,5 milioni di posti di lavoro quest’anno e un tasso di disoccupazione sul 9%. Secondo gli ultimi dati Eurostat, in gennaio la disoccupazione ha raggiunto nell’Ue il 7,6% (era del 6,8% un anno prima) con 18,4 milioni di disoccupati registrati, dei quali 13 milioni nei 16 Paesi dell’area euro. Dalla prossima riunione dei leader dell’Ue, i ministri del lavoro si aspettano quindi «azioni mirate per stimolare l’occupazione, prevenire e limitare la perdita di posti di lavoro e il loro impatto sociale», evitando misure di ritiro prematuro dalla vita lavorativa, come pensionamenti anticipati o limiti di età alle opportunità di formazione. Sul fronte delle pensioni, poi, i ministri raccomandano di affrontare il problema con riforme che puntino anche a «raggiungere di un tasso di occupazione dei lavoratori anziani pari al 50%, e un aumento per coloro che percepiscono bassi salari».Nel medesimo tempo i leader dei Ventisette vengono invitati a dedicare la massima attenzione ai danni che la recessione infligge alla categorie più minacciate di esclusione sociale, «rafforzando l’accesso alla formazione per i gruppi più deboli, disoccupati e cassaintegrati, in modo da prepararli alle nuove opportunità di lavoro». E limitare i rischi di proteste di massa.A Basilea intanto, riassumendo l’analisi dei governatori del Gruppo dei Dieci, Jean-Claude Trichet ha osservato che l’economia mondiale potrebbe essere vicina a un punto di svolta, mentre i mercati finanziari stanno ancora sottovalutando il potenziale per una ripresa. «Siamo ancora in una fase di rallentamento dell’economia», ha detto il presidente della Banca centrale europea ma ha rilevato anche elementi positivi che a suo parere non sono stati ancora valutati come meriterebbero: il calo dei prezzi di petrolio e di altre materie prime, i pacchetti di misure di stimolo varati dai governi, le riduzioni dei tassi d’interesse nell’Ue e altrove, l’impegno di cui i governi danno prova per impedire il fallimento di importanti istituzioni finanziarie. «Siamo in presenza di una serie di elementi che suggeriscono un avvicinarsi della ripresa», ha detto Trichet che pure (confermando ad ogni buon conto un «livello di incertezza che rimane elevato») ha ribadito la previsione generale dei grandi banchieri del G-10 secondo cui una ripresa è prevedibile soltanto nel 2010, dopo una contrazione nel 2009 nei Paesi industriali e un «appiattimento» della crescita in altre parti del mondo.Sullo sfondo di queste previsioni tra Bruxelles e Basilea, e sulla base della riunione di ieri sera dell’Eurogruppo, il Consiglio dei ministri finanziari dell’Ue discute oggi di nuove regole e aiuti per le banche, di sostegno ad altri settori in crisi, di raddoppio della dotazione del Fondo monetario internazionale.