Digitale. Ecco come attrarre i giovani talenti
Alessandro Rimassa, esperto di digitale
«Imparare le competenze legate al digitale è fondamentale per lavorare oggi». Ne è convinto Alessandro Rimassa, autore di sei libri, tra cui Generazione 1.000 euro, in passato ha anche co-fondato Talent Garden Innovation School ed è stato direttore del Centro Ricerche e della Scuola di Comunicazione e Management di Ied, l’Istituto Europeo di Design, ed è anche membro dei Consigli di amministrazione di Save The Children Italia, ScuolaZoo e i40Saas. Alessandro ha costruito il suo percorso professionale nel mondo dell’education e della digital transformation, diventando nel tempo un esperto di future of work. Ha da poco fondato Changers, la nuova community di persone – lavoratori dipendenti – che desiderano, attraverso l'interazione e lo scambio di contenuti, scrivere (o riscrivere) la propria storia lavorativa.
Ma come attrarre giovani talenti nel digitale? «Costruendo ambienti di lavoro in cui possano esprimersi: smart working, wellbeing, collaborazione, possibilità di sbagliare e di sperimentare, cultura del feedback e meritocrazia – spiega Rimassa -. Sembrano tante cose, ma non è difficile, basta imparare ad ascoltare le nuove generazioni, che sono pervasive anche nei confronti di chi è meno giovane, e ritornare a un’idea di lavoro come divertimento, passione, partecipazione. La Talent Garden Innovation School, che ho fondato e guidato per cinque anni in Italia e in Europa, è a oggi la scuola di innovazione più importante che abbiamo nel Paese, chi ha bisogno di un upgrade professionale o di avviarsi a una professione può passare da qui. Esistono anche corsi più brevi, specie nel mondo del digital marketing, tra cui quelli lanciati da Marketers, probabilmente la scuola on line più seria e preparata su questi temi. Poi, naturalmente, ci sono risorse gratuite in rete. Anche l’alternanza scuola-lavoro è un progetto molto serio, che però andrebbe supportato maggiormente dalle stesse scuole: ai professori dico “Aiutate i vostri ragazzi a scegliere i giusti progetti di alternanza”, devono permettere loro di fare le esperienze migliori e più formanti e le stesse scuole devono impegnarsi per definire, con le aziende, gli obiettivi formativi dei periodi di alternanza. Per quanto riguarda gli Its, sono ancora troppo poco conosciuti in Italia: in Germania hanno portato fuori dalla disoccupazione centinaia di migliaia di ragazzi, qui vedo una possibilità di crescita importante: formano figure tecniche, operai specializzati che possono arrivare a guadagnare in pochi anni più di 2.500 euro al mese».
Anche per incentivare le aziende ad assumere, Rimassa è dell’opinione che occorrerebbe una operazione trasparenza sulle buste paga, spiegare ai lavoratori qual è il vero costo che le aziende pagano per loro: non il lordo che uno trova in busta paga, ma ben il 40% in più, composto da circa il 10% per il Tfr e il 30% per i contributi pensione. «Partiamo da qui – sottolinea - per far sì che aziende e lavoratori siano uniti nel chiedere una cosa sola: un abbassamento dell’Irpef, cioè le imposte sul reddito che ognuno di noi paga e che sono a un livello insostenibile, e il taglio dei contributi previdenziali, che non garantiscono le pensioni future ma servono solo a tenere in ordine i conti dell’Inps oggi. Per far sì che le aziende assumano molto di più, serve insomma abbassare il costo del lavoro, far sì che quando un’azienda spende 2mila euro al mese per un lavoratore, a questo ne arrivino almeno 1.500».
Altra categoria a rischio di espulsione dal mercato del lavoro è rappresentata dai lavoratori “anziani”. Per Rimassa «la sfida è importantissima, gli over 55 sono una risorsa proprio se messi in relazione ai giovanissimi della generazione Z e a chi, tra Generazione X e Y sta prendendo posti di responsabilità: ci servono mentor capaci di dare indicazioni e suggerimenti, ci serve l’esperienza che gli over 55 hanno acquisito. È necessario cioè un patto inter-generazionale per far crescere le aziende, unendo propensione al rischio e innovazione dei più giovani con esperienza e competenze dei meno giovani». «La mancanza di competenze digitali negli over 55 – conclude - può rappresentare un problema per il loro lavoro. Le competenze digitali oggi non possono esser solo di alcuni, sono alla base del lavoro e della trasformazione che le aziende devono fare. Serve un piano nazionale, guidato da presidenza del Consiglio, ministero del Lavoro e ministero dell’Innovazione, per dare le competenze digitali a questa fascia di popolazione. Abbiamo imparato, in questi mesi, che l’e-learning è realmente accessibile a tutti, partiamo da qui e chiediamo alle aziende un impegno diretto con un nuovo piano di sostegno alle iniziative formative delle aziende».