Dopo il dieselgate. Emissioni e controlli farsa: governi contrari al giro di vite
Adeguare la tecnologia ai parametri rigidissimi in vigore oggi (e ancor più domani) costerà molto, alle Case automobilistiche e di conseguenza anche a chi le auto dovrà poi acquistarle. Per questo la maggioranza dei governi dei paesi dell'Unione Europea, Italia inclusa, è contraria al giro di vite proposto dalla Commissione Ue per assicurare il rispetto dei limiti delle emissioni di ossidi d'azoto (NOx) dai veicoli a motore, anche in risposta allo scandalo Volkswagen. La proposta di Bruxelles imporrebbe, a partire dal settembre 2017, di effettuare i controlli di conformità dei veicoli non più in base a test di laboratorio ma in condizioni di guida reali. Secondo la proposta, per dare all'industria il tempo di adattarsi, vi sarebbe comunque una tolleranza di due anni per "sforamenti" non superiori al 60% dei valori massimi previsti dalla norma Euro 6 (80 mg per km), norma che sarebbe invece applicata pienamente solo a partire dal settembre 2019.
A quanto risulta dalle risposte preliminari che l'Esecutivo comunitario doveva ricevere dagli Stati membri entro il 16 ottobre, solo l'Olanda e i paesi scandinavi appoggiano la proposta della Commissione, mentre la Francia ha una posizione "possibilista"; quasi tutti gli altri paesi membri chiedono o più tempo o maggiore tolleranza nel periodo intermedio - con un "fattore di conformità" più alto dell'1,6 proposto dalla Commissione (l'Italia vorrebbe un fattore 2, altri addirittura il 3) - o tutte e due le cose insieme. La Germania sembra addirittura contraria a tutto, anche se lascia che siano gli altri governi a scontrarsi con la Commissione.
Dopo gli interventi e le apparenti aperture dei ministri dell'Ambiente di diversi paesi membri al Consiglio Ue svoltosi a Lussemburgo, la commissaria europea al Mercato interno Elzbieta Bienkowska è apparsa ottimista sulla possibilità di arrivare a un compromesso; tuttavia, sembra piuttosto difficile che l'Esecutivo Ue possa far passarela sua proposta al comitato tecnico che voterà la proposta domani a Bruxelles. Appare più probabile che il giro di vite prospettato dalla Commissione sia invece bloccato da una maggioranza qualificata contraria di Stati membri (Italia compresa), nonostante le reazioni indignate delle loro opinioni pubbliche allo scandalo Volkswagen.