Economia

INTERVISTA. Dell'Aringa: «È un brutto colpo Il cavallo non beve»

Francesco Riccardi venerdì 1 novembre 2013
​«Dati pessimi, un brutto colpo». Carlo Dell’Aringa, sottosegretario al Lavoro, non nasconde la preoccupazione per l’ultima rilevazione dell’Istat.A colpire è in particolare la perdita di posti di lavoro: 80mila in meno in un mese...Che la disoccupazione aumentasse era nelle previsioni, ma sinceramente non ci aspettavamo una riduzione così pesante dell’occupazione. L’emorragia non si è fermata. D’altro canto, al ministero del Lavoro e a quello dello Sviluppo economico la fila delle imprese in ristrutturazione o che chiudono è lunga e avrà effetti negativi anche nel prossimo anno.Resta drammatica la situazione dei giovani, mentre gli anziani tuttosommato resistono.È il portato delle riforme pensionistiche, che ha un effetto negativo sul turn over per i giovani. Ma questo mese un altro elemento preoccupante è il calo dell’occupazione femminile, perché le donne sono, per le loro capacità di adattamento, le più "attaccate" al mercato del lavoro.C’è chi chiede misure più decise di liberalizzazione, un allentamento delle regole in particolare per contratti a termine e atipici. Può essere una soluzione, per quanto d’emergenza?Non credo. Abbiamo segnali sul fatto che, nel Mezzogiorno, è in crisi anche il sommerso. E se il "nero", che è senza regole, manda a casa i lavoratori, non c’è deregolamentazione o incentivo che tenga. Come dire: il rubinetto è aperto, ma il cavallo non beve.E infatti non paiono produrre grandi risultati neanche gli incentivi all’assunzione dei giovani. Avevate stanziato fondi per 100mila nuovi ingressi, ma dall’avvio dell’operazione all’Inps arrivano a stento 800-1000 domande al giorno.I primi incentivi stanziati per il Mezzogiorno, a giugno, sono stati poco utilizzati e sulle assunzioni dei giovani le imprese vanno con i piedi di piombo... Senza una ripresa dei consumi, le aziende non investono. Per questo dobbiamo cercare di dare alla famiglie qualche soldo in più da spendere.Ma la legge di Stabilità prevede fondi piuttosto limitati per il taglio delle imposte ai lavoratori: si calcola intorno ai 180-200 euro al massimo in un anno...La legge di Stabilità ha come primo obiettivo quello di mantenere i conti pubblici in equilibrio, ed è giusto altrimenti si andrebbe al disastro. Per il taglio delle imposte si fa quel che si può, ma io sarei per concentrare le risorse sulle fasce più deboli, dando un contributo più consistente, magari in un’unica rata per cercare di innescare una ripresa dei consumi interni. Nel frattempo state mettendo mano alla cassa in deroga. I nuovi limiti non rischiano di lasciare scoperti migliaia di lavoratori?La riforma Fornero prevedeva il graduale abbandono della cassa integrazione. Credo però che, almeno per il 2014, non potremo ancora farne a meno, la situazione è troppo pesante. Come governo stiamo riscrivendo le regole per la concessione di quella in deroga perché c’è stato qualche abuso e troppa discrezionalità da parte delle Regioni. La stretta, però, non sarà assoluta, non possiamo prosciugare questo flusso di risorse che sostiene i consumi essenziali di tante famiglie. Sarebbe anche controproducente.Nessuna speranza per il futuro, allora?No, qualcosa di positivo c’è. Anzitutto abbiamo approvato il piano e da gennaio potremo mettere in campo la "Garanzia giovani", che darà risposte a migliaia di ragazzi fra i 16 e i 24 anni, con 1,5 miliardi di euro di risorse in due anni. E poi, scesi come siamo in un punto così basso, basta davvero poco, una minima scintilla di ripresa per dare avvio alla risalita. Basterebbe solo un incremento degli orari di lavoro, la fine di tanto part-time involontario, per far riaccendere un po’ i consumi, indurre le imprese a ricostituire le scorte e così riavviare tutto il circolo virtuoso.