Economia

Decreto Rilancio. Ignorata e umiliata, così si uccide l’automobile

Alberto Caprotti giovedì 14 maggio 2020

Non c’è traccia di aiuti veri nel Decreto Rilancio: l’automobile resta il figlio scomodo di questo Paese, giustamente impegnato a promuovere una mobilità alternativa e più “pulita” ma solo incentivando mezzi illusori come biciclette e monopattini, e poco attento alla realtà e alle reali necessità di chi deve spostarsi. Eppure 160mila famiglie italiane vivono grazie all’automobile (quasi il doppio considerando l’indotto) perché fabbricarle è il lavoro che dà loro da mangiare. Difenderla non è una questione di bandiera, ma una necessità sociale. Anzi, un’emergenza visto che la pandemia ha azzerato il mercato e le prospettive di un settore che rappresenta quasi l’11% del Pil nazionale ed è in assoluto il terzo contribuente dell’erario con 75 miliardi di euro versati nelle casse dello stato ogni anno tra Iva, bollo e accise sui carburanti.

Evidentemente non bastano queste cifre per ricevere attenzione. Che pure è stata implorata dalle associazioni di categoria in questi mesi attraverso proposte diverse e modulate anche nel segno della sostenibilità ecologica, in modo da non poter essere ignorate: da un sistema di incentivi per la rottamazione all'introduzione di una terza fascia di emissioni di anidride carbonica (71-95 g/km) per accedere all’ecobonus, dalla detraibilità dell’Iva sui mezzi per le imprese all’aumento della soglia di deducibilità dei costi di esercizio e un ritorno del superammortamento per le auto aziendali in linea con quello che accade negli altri Paesi europei.

L’ecobonus aumentato

Nel cosiddetto Decreto Rilancio, approvato ieri dal consiglio dei ministri, è spuntato invece solo un robusto rifinanziamento dell’ecobonus attuale, quello che già agevola con sconti differenziati l’acquisto di vetture sotto una determinata soglia di emissioni, cioè le elettriche e qualche ibrida plug-in. E comunque solo per il 2020. In pratica, il governo ha deciso di aggiungere 100 milioni di euro ai 70 già previsti per quest’anno dalla legge di bilancio per il 2019, 40 dei quali messi a disposizione in una prima tranche fino al 30 giugno 2020 (con appena nove milioni rimasti in cassa nel momento in cui scriviamo). Peraltro, dei 60 milioni messi a disposizione nel 2019, una decina non era nemmeno stata utilizzata. E così probabilmente accadrà anche in futuro, visto che la terribile crisi economica in atto orienterà il mercato verso vetture meno costose e più fruibili di quelle elettriche.

Nulla cambia, invece, come detto, sulle soglie di emissioni che consentono di accedere al bonus (0-20 g/km e 21-70 g/km di CO2), né sulle somme che si possono ottenere sotto forma di riduzione del prezzo di acquisto, rispettivamente 4 mila e 1.500 euro che salgono a 6 mila e a 2.500 euro se si rottama un'auto Euro 0, 1, 2, 3, 4.

Detrazione al 110% per le colonnine di ricarica

Infine, il provvedimento estende alla realizzazione di colonnine di ricarica il cosiddetto ecobonus del 110% sulle ristrutturazioni edilizie. In pratica, una somma pari al 110% delle spese sostenute potrà essere detratta dalla dichiarazione dei redditi in cinque quote annuali di pari importo, ma solo se l’installazione dell’infrastruttura di ricarica è realizzata contestualmente a uno degli interventi di efficientamento energetico previsti dal decreto (isolamento termico, sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale, installazione di impianti solari fotovoltaici eccetera). Un incentivo, in questo caso, assolutamente valido. Anche se non si comprende quanto possa essere utile, visto che – al contrario di quanto si pensa comunemente – la rete di ricarica italiana conta a oggi 13.721 colonnine per 22.700 auto elettriche circolanti, quindi è mal distribuita ma non è affatto sottodimensionata.

Biciclette e monopattini

Nel Decreto è rientrato invece l'ulteriore finanziamento dell’incentivo all’acquisto di biciclette, anche a pedalata assistita, monopattini elettrici, segway, hoverboard, monowheel e abbonamenti a servizi di sharing, escluse le autovetture però. L’incentivo si concretizza in un "buono mobilità" pari al 60% della spesa sostenuta, ma comunque non superiore a 500 euro, fino a esaurimento delle somme stanziate, "a partire dal 4 maggio 2020 e fino al 31 dicembre 2020". Il buono sale a 1.500 euro, cumulabili con i 500 euro appena descritti, per le persone residenti nei Comuni oggetto di procedura di infrazione Ue per la qualità dell’aria che rottamano, dall'1 gennaio al 31 dicembre 2021, auto fino a Euro 3 o motocicli fino a Euro 2 o Euro 3 se a due tempi. L'automobile invece resta a mani vuote, beffata e incredula.