Monito Bce. Debito, il nostro tallone d'Achille
Ci risiamo, anche perché la montagna del nostro debito pubblico ha raggiunto altezze himalayane: "I Paesi con alti livelli di indebitamento sono particolarmente vulnerabili a un rialzo dell'instabilità nei mercati finanziari, per il nesso ancora forte tra conti pubblici e settore finanziario. Inoltre, la loro capacità di adattamento a possibili choc avversi è piuttosto limitata".
Lo scrive la Banca entrale europea nel suo ultimo bollettino mensile, inserendo l'Italia e altri sette Paesi europei tra quelli più a rischio. Il nostro tallone d'Achille resta dunque il debito, anche se le previsioni contenute nell'ultimo Documento di economia e finanza (Def), la bussola del governo per quel che riguarda i conti pubblici, prevede un trend discendente nei prossimi anni.
Il guaio sono gli eventuali choc sistemici, sui mercati azionari o per quel che riguarda il livello dei prezzi, di fronte ai quali poco servirebbe anche lo "scudo" alzato dall'Eurotower attraverso il suo programma di riacquisto titoli, l'ormai famoso Quantitative easing, che proprio questa settimana, in seguito agli attentati di Bruxelles, ha dimostrato tutta la sua efficaca mantenendo i rendimenti dei titoli decennali italiani agli stessi livelli d'inizio marzo, senza particolari fiammate. Oggi lo spread è praticamente stabile in avvio di seduta e segna 109 punti. Il rendimento del titolo decennale italiano è all'1,27%. Ma è la reazione dei mercati in generale, sia azionari sia obbligazionari, a confermarsi composta. Non si è creato cioè alcun effetto panico.
L'intervento straordinario di Mario Draghi, tuttavia, non può funizionare in eterno. E soprattutto non basta - anche con acquisti per oltre 6 miliardi al mese - di fronte a scenari peggiori di quelli che si sono manifestati questa settimana. Qualche giorno fa l'agenzia Moody's ha simulato ad esempio uno choc deflazionistico prolungato per l'Eurozona. Ebbene, il debito italiano salirebbe attorno al 145% del Pil dal 124% del 2015. L'agenzia ricorda che una flessione attorno all'1% del deflatore del Pil è stata la media in Giappone nel periodo 1999-2012: non è lo scenario più probabile per la zona euro, sottolinea Moody's, che invece ha come ipotesi principale la permanenza del'inflazione attorno allo 0% quest'anno. In tal caso, le stime indicano una discesa del debito/Pil attorno al 123% nel 2020.
Preparandosi comunque al peggio, la Bce ribadisce (anche all'Italia) che "occorrono ulteriori sforzi di risanamento per condurre stabilmente il rapporto debito pubblico-Pil su un percorso discendente".