L'INTERVISTA. Daveri: «La svolta riformando il Welfare»
Ai manager dell’industria, della pubblicità e della grande distribuzione riuniti a Santa Margherita di Pula per Linkontro, il meeting della Nielsen, Francesco Daveri – economista dell’Università di Parma – ha regalato una verità semplice e terribile: «È del tutto normale che l’Italia non cresca».È normale perché è colpa dell’austerità?No, è normale perché questo è un Paese vecchio, ricco e densamente popolato. Un Paese simile è troppo affollato per crescere attraverso l’edilizia e le opere pubbliche, come invece ha fatto un tempo, e troppo anziano per crescere con l’innovazione e le idee, perché la maggioranza della popolazione vuole proprio politiche contrarie all’innovazione.In che senso?Nel senso che una popolazione vecchia e ricca sa di avere molto da perdere, e allora vuole un certo tipo di Stato. Vuole spesa pubblica per proteggere l’esistente, e quindi pensioni, sanità, cassa integrazione. Non gli interessa pensare al futuro, trovare risorse per investire e creare nuova ricchezza. Piuttosto tira fuori le baionette per difendere i vecchi posti di lavoro negli ultimi anni prima della pensione, con soluzioni come la "staffetta generazionale". Il lavoro andrebbe creato, non ereditato.Messa così la questione non si vede una via d’uscita.La via d’uscita c’è, ma è fatta di politiche non popolari. La Germania un decennio fa era il grande malato d’Europa, un Paese vecchio, densamente popolato, incapace di crescere. Gherard Schröder ha riformato il Welfare, ad esempio trasferendo dalle imprese a tutta la popolazione il carico fiscale per finanziare la sanità. Così ha creato le condizioni per la crescita. Certo, politicamente gli è costata cara, difatti ad approfittarne è stata Angela Merkel, cioè l’opposizione. Però chi davvero ha un progetto politico per il Paese non si ferma solo per la paura di perdere un’elezione.Quali sono le politiche "tedesche" che potrebbero essere applicate in Italia?Dall’esempio di Schröder possiamo imparare a trasferire sulla fiscalità generale i costi del welfare statale. Quando il prezzo dello stato sociale diventa ben visibile nelle buste paga allora la popolazione può rendersi effettivamente conto di quanto costano certi servizi. Quindi se non possiamo ridurre l’Irap, usiamo almeno il suo gettito per investimenti produttivi, non per la sanità. E se proprio dobbiamo alzare l’Iva, usiamo il nuovo gettito per ridare un po’ di respiro alle aziende, sgravandole da qualche altra tassa.Le pare che questo governo abbia la forza politica per realizzare qualcuna di queste misure impopolari?Sinceramente credo di no, non riuscirà a fare le riforme che servono. Non c’è riuscito il governo Monti, che da esecutivo tecnico era in grado di incassare una bella dose di critiche dei partiti, non può riuscirci questo governo, che gli esponenti dei partiti li ha direttamente al suo interno.Magari le risorse sbloccate dalla chiusura della procedura di infrazione sullo sforamento del deficit potrà dargli una mano.Il difetto di quelle risorse è che in realtà non esistono. Parlano di 8 miliardi, ma quella cifra si basa su una crescita del Pil dell’1,3% nel 2014, mentre le ultime stime indicano un +0,4%. Con un punto di crescita in meno il "tesoretto" del deficit semplicemente svanisce.