L'evento. Dalla carta d'api alla glassa di vino: Coldiretti assegna gli "Oscar" Green
Dalla prima carta alimenti sostenibile e riutilizzabile, fatta con la cera d'api, all'"incubatrice" per i funghi cardoncelli realizzata con gli scarti del cardo che sono usati anche per fare le posate, dalla glassa di vino Primitivo ottenuta dai residui della lavorazione delle uve all'acqua tonica agricola fatta con luppolo, ginepro e genziana, fino alle bombe di semi realizzate con l'aiuto di ragazzi disabili. Sono solo alcune delle innovazioni di 18 aziende finaliste, su una platea di 1.000 partecipanti, presentate dai giovani imprenditori della Coldiretti in occasione degli Oscar Green, il salone della creatività Made in Italy della "Generazione in campo", aziende che creano occupazione, proteggono l'ambiente e garantiscono cibo, servizi ed energia.
Nasce in Calabria la prima "Ape pack", una "carta d'api" fatta con lino e cera d'api per avvolgere i salumi del pregiato Suino Nero. Un packaging totalmente “green” che sostituisce la plastica e il sottovuoto garantendo un'ottima conservazione dei salumi anche fuori dal frigo e per lunghi periodi di tempo, oltre ad essere lavabile, riutilizzabile ed ecologico. La sostenibilità è la parola d'ordine anche della prima glassa di vino Primitivo che in Puglia viene prodotta andando a recuperare una parte marginale del grappolo, i racemi, che fino ad oggi non conosceva destinazione e che viene ora separata dai semi, lavorata fino a diventare una pasta e poi trasformata in una vera e propria delizia.
Dal Trentino arriva invece la prima acqua tonica agricola 100% italiana - sottolinea Coldiretti -, un ingrediente per cocktail a provenienza garantita ma anche una bevanda dissetante da gustare “liscia”. In Campania, nelle terre confiscate alla camorra, è nata una filiera per la produzione di bioplastiche sfruttando la pianta del cardo, che viene trasformata in posate green biodegradabili, in teli per proteggere le piante e in altri oggetti, mentre con gli scarti della lavorazione si fanno dei pannelli per far nascere i pregiati funghi cardoncelli.
Provengono invece dalla Sardegna le “bombe di semi” di piante autoctone di terra sarda e “su nenniri”, vasi di terra cruda con semi di grano, realizzati con l'aiuto di ragazzi disabili per promuovere la cultura della pace e della solidarietà nel rispetto dei diritti umani. In Molise c'è chi ha recuperato un'antica varietà di fagioli, detti della levatrice, o fagiolo della fertilità che si donava anticamente alle donne che desideravano diventare madri ma che negli ultimi anni era quasi estinto prima di tornare sulle tavole grazie all'impegno dei giovani agricoltori. Vengono dall'Abruzzo i primi vini naturali biodinamici fermentati grazie ai lieviti dei frutti “mbriachelli” della Maiella.
In Val d'Aosta c'è Hortobot, il contadino robot che analizza l'orto prima ancora di essere coltivato. E c'è pure “l'agrinfluencer”, capace in Veneto di creare una community di centinaia di migliaia di agricoltori e allevatori e dare vita a un vero e proprio reality dal nome “Quella pazza fattoria”. Spazio anche alla solidarietà, con le innovative esperienze di welfare agricolo in Toscana con il coinvolgimento di ragazzi autistici, che sono diventati brigata di cucina al mercato contadino di Campagna Amica. Nelle Marche è nato il Frolla Bus, un furgoncino dove ragazzi disabili sfornano biscotti contadini da vendere nei mercati. L'innovazione coinvolge anche il turismo, dalla app agribici, che dà la possibilità di fare un vero e proprio tour tra le campagne in Emilia Romagna, al teatro di viti in Friuli Venezia Giulia, dove si arriva per mezzo di un qr code per gustare vino e ascoltare un concerto live di musica classica in mezzo alle vigne. Dai reflui di un allevamento in Piemonte si ricavano elettricità e biogas per assicurare il riscaldamento del Centro di ricerca sui tumori di Caldiolo (Torino), e c'è anche, come nel Lazio, chi ha risolto il problema della dipendenza energetica rendendo la propria azienda completamente autosufficiente grazie ai pannelli fotovoltaici. Non mancano gli agricoltori “eroici”, giovani che – sottolinea Coldiretti - assicurano la presenza sul territorio a prezzo di mille difficoltà, dalla famiglia umbra che produce latte e yogurt a mille metri d'altezza, a chi in Sicilia ha avviato una filiera dello zafferano.
Secondo un’analisi della stessa Coldiretti, sulla base del rapporto del Centro Studi Divulga, oltre 55mila giovani under 35 hanno scelto di costruirsi un futuro investendo in attività agricole. Anzi, tra le imprese guidate da giovani crescono solo quelle agricole, +1% negli ultimi dieci anni, in controtendenza rispetto al crollo degli altri settori (-13%). Tra crisi, pandemia e guerra, il settore primario è diventato insomma un punto di riferimento per le nuove generazioni. Solo nell'ultimo anno sono nate in media 17 nuove imprese agricole giovani al giorno, caratterizzate da una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% e il 50% di occupati per azienda in più. E se il 34% è informatizzata, il 24% ha realizzato innovazioni in azienda nell'ultimo triennio. Quasi un giovane su cinque (19%), inoltre è laureato. A ostacolarne però la crescita restano le difficoltà legate all'accesso alla terra e al credito. Da qui i 10 consigli elaborati dai tutor della Coldiretti per i giovani che vogliono aprire un' azienda. Un vademecum su “come diventare agricoltori in 10 mosse” per non arrendersi alla burocrazia, partendo da un'"idea" d'impresa, sapendola trasformare in un progetto con il sostegno dei finanziamenti giusti. E poi la formazione giusta e una bussola su come districarsi tra i tre adempimenti necessari.
Sul piano produttivo – fa notare la Coldiretti - emerge come la maggioranza dei giovani imprenditori è impegnato nella coltivazione di ortaggi (13% del totale) ma una quota importante risulta anche ricoperta dal settore delle produzioni agricole associate all'allevamento di animali (11%) e a seguire il vino (10%). Nelle campagne, con l’arrivo della primavera, secondo l’organizzazione c'è posto per almeno 100mila giovani per colmare la mancanza di manodopera che ha colpito il settore lo scorso anno. Servono sempre più figure specializzate, dai trattoristi ai tecnici dell'agricoltura 4.0 per guidare droni, leggere i dati meteo e utilizzare gli strumenti informatici, ma anche raccoglitori di verdure e frutta; senza dimenticare i nuovi sbocchi occupazionali offerti dalla multifunzionalità che vanno dalla trasformazione dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche all'agricoltura sociale, passando per la sistemazione del verde o produzione di energie rinnovabili. Da qui la necessità di un piano integrato di formazione che coinvolga anche le scuole.