Economia

Iniziativa. Dal dualismo alla co-produzione

venerdì 1 agosto 2014
La rilevanza economica e sociale raggiunta dal settore non profit in Italia e la recente approvazione del disegno di legga delega per la riforma del Terzo Settore sono segnali che indicano chiaramente un ruolo sempre più da protagonista dell’economia sociale nel nostro Paese che, secondo l’Istat, conta oltre 351mila organizzazioni (301.191 istituzioni non profit + 50.134 imprese cooperative),  circa 681mila dipendenti e oltre 4,7 milioni di volontari. Dal punto di vista del valore economico, si quantifica un volume di entrate stimato di 183 miliardi di euro. Un aspetto che permette di caratterizzare meglio l’attività delle istituzioni non profit è rappresentato  dalla tipologia dei destinatari dei servizi prodotti, in base alla quale è possibile  distinguere fra istituzioni mutualistiche, orientate agli interessi e ai bisogni dei soli soci e istituzioni di pubblica utilità (o solidaristiche), dirette al benessere della collettività in generale. Il 62,7% delle istituzioni non profit sono di pubblica utilità, mutualistiche nel restante 37,3%. L’orientamento è legato all’attività svolta; infatti le istituzioni solidaristiche sono presenti in misura nettamente superiore alla media nazionale nei settori della cooperazione e solidarietà internazionale (96,3%), della Sanità (91,3%), dell’Assistenza sociale e protezione civile (90,4%), della Filantropia e promozione del volontariato (90,4%), dell’Istruzione e ricerca (83,4%). (Fonte Istat)In sintesi, complessivamente il non profit ha affermato negli ultimi anni una forte capacità di contribuire all’incremento dei livelli di coesione sociale, equità e di benessere delle comunità e di sviluppo dei territori. Dalla lettura dei dati sull’impiego di risorse umane del non profit e la ricchezza prodotta annualmente dal territorio emerge una forte correlazione positiva. Ciò indica come la coesione generata dalla presenza delle istituzioni non profit rappresenti a tutti gli effetti un fattore di ricchezza dei territori, anche di quelli più svantaggiati (Meridione).Presenza del non profit e il tasso di criminalità dei territori sono inversamente correlati con conseguenze positive in termini sia di libertà individuale e di sviluppo umano che di competitività delle imprese e, più in generale, dei territori.Anche quest'anno le Giornate di Bertinoro si propongono di stimolare il dibattito da un lato  sull’espressione della pluralità dei soggetti dell’economia civile e dall’altro sulla volontà  del terzo settore di aprirsi a nuovi mondi che condividono la necessità di rispondere ai bisogni emergenti dei cittadini e l’esigenza di promuovere innovazione sociale. Il tema su cui si concentreranno i diversi momenti di confronto e approfondimento sarà Dal dualismo alla co-produzione. Il ruolo dell’economia civile. Un filo conduttore che accenderà il dibattito sulle risorse ed i luoghi di co-produzione generativi di innovazione sociale e sul ruolo delle famiglie, comunità e imprese nella produzione di welfare. Come spiega Stefano Zamagni, presidente della Commissione scientifica di Aiccon: "È ormai noto che accanto a un dualismo economico e sociale tra il Nord ed il Sud Italia negli ultimi dieci anni si è accentuato il dualismo civile e questo è per certi aspetti molto preoccupante perché mentre per accorciare il dualismo economico è possibile pensare a iniziative di intervento infrastrutturali , industriali eccetera, per ridurre il dualismo civile ci vuole ben altro. Le Giornate di Bertinoro vogliono scandagliare questo aspetto (che non è certamente dei minori nel nostro Paese) e soprattutto avanzare proposte risolutive a questo problema".Per maggiori informazioni: www.legiornatedibertinoro.it.