Economia

Amazzonia. «Dai popoli indigeni lezione per cambiare l'economia»

Maria Gaglione sabato 16 maggio 2020

Joel Thompson ingegnere che vive in Amazzonia

«L’enciclica Laudato Si’ ha rappresentato una forte ispirazione per il mio impegno a sostegno della giustizia sociale e ambientale». Joel Thompson è un ingegnere elettronico e, dopo aver completato gli studi anche in teologia e filosofia, ha frequentato un Master in Ambiente e Sviluppo presso la London School of Economics and Political Science, nel 2017. «Questo corso mi ha dato le basi teoriche per comprendere meglio le sfide ambientali e di sviluppo nel mondo di oggi. Attualmente vivo e lavoro in un villaggio indigeno nella Guyana amazzonica. Il mio lavoro consiste principalmente nell’accompagnamento e nella formazione di giovani adulti in 16 villaggi, attraverso programmi di leadership e sviluppo umano integrale». Secondo Joel, qualsiasi progetto che oggi vuole promuovere un cambiamento strutturale a favore di una economia attenta agli ultimi e all’ambiente, deve assumere anche la prospettiva dei diritti dei popoli e delle culture indigene e garantire il loro continuo coinvolgimento. «I popoli indigeni hanno un forte senso comunitario. Le loro culture sono nate e sviluppate in intimo contatto con l’ambiente naturale circostante. Hanno molto da insegnare al mondo – dice Joel –. Custodire i valori culturali di questi popoli rappresenta una ricchezza per tutti». Oltre la metà delle terre del pianeta sono protette dalle comunità locali, che ogni giorno combattono contro i cambiamenti climatici, la povertà e l’instabilità politica, ma che rischiano di perdere tutto perché i loro diritti sono spesso calpestati. Garantire i diritti alla terra dei popoli indigeni (ad esempio) non è solo giusto, è anche una strada per combattere la fame nel mondo, arrestare il cambiamento climatico e proteggere la biodiversità. Papa Francesco nella esortazione apostolica post–sinodale Querida Amazonia sottolinea: «L’economia globalizzata danneggia senza pudore la ricchezza umana, sociale e culturale di questi popoli». Il rischio di perdere questa ricchezza ha spinto negli ultimi anni molte popolazioni a scrivere la propria storia per aiutare i giovani a custodire le radici. A partire dalla lingua che è legata non solo alla comunicazione, ma che è anche uno strumento di memoria, conoscenza oltre che di potere. «I progetti in cui lavoro includono un programma di educazione bilingue per bambini indigeni Wapichan (uno dei gruppi indigeni in Guyana), un programma di alfabetizzazione per giovani adulti e una rete di gruppi ambientalisti» racconta Joel. Se- condo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Istruzione, la Scienza e la Cultura, più del 40% delle lingue mondiali sono in pericolo. Salvaguardando le lingue a rischio di estinzione, i popoli hanno accesso alla storia nella propria lingua, mantenendo così forti radici. «Il progetto di educazione bilingue per i bambini è la prima del suo genere in Guyana e coniuga gli standard del curriculum nazionale della scuola materna con la cultura e la lingua del popolo Wapichan. I risultati preliminari sono oggi molto positivi rivelando un’attitudine dei bambini a frequentare la scuola e una velocità di apprendimento migliori. La speranza è che i bambini possano imparare a valorizzare la propria cultura e lingua, aumentare la fiducia in sé stessi e l’autostima. Requisiti fondamentali per contribuire in modo significativo ad una società, locale e globale, migliori. Ad oggi il progetto è attivo in tre villaggi (Sawariwau, Maruranau, Karaudarnau). Dopo una prima fase, il ministero dell’Educazione deciderà se estenderlo ad altre scuole dell’infanzia e primarie». Nell’esortazione Querida Amazonia, Francesco scrive di quattro sogni (sociale, culturale, ecologico, ecclesiale) che l’Amazzonia ispira. Anche Joel fa parte di questo grande sogno: da una periferia verso i confini della terra, per illuminare le sfide di oggi.