Economia

La storia. Da 50 anni sul ghiaccio, la sicurezza delle auto inizia al Polo Nord

Alberto Caprotti sabato 25 marzo 2023

Un'immagine della pista prova di Bosch sul lago ghiacciato di Arjeplog nel 1977

Le innovazioni sono utili e apportano miglioramenti. Ma funzionano anche in tutte le condizioni? Il sistema di controllo elettronico di un'automobile, ad esempio, deve essere in grado di funzionare a meno 40 gradi nell'inverno siberiano così come fa a più 100 gradi, una temperatura che a volte incontra grazie alla sua vicinanza al blocco motore. Per i test di resistenza in inverno, Bosch - la multinazionale tedesca leader mondiale nella produzione di componenti per auto - ha una tradizione iniziata nel nord della Svezia mezzo secolo fa.

La ricerca del ghiaccio nacque dalla necessità di verificare nella pratica i risultati di laboratorio. Ecco perché gli sviluppatori di nuove tecnologie hanno bisogno di spazi adatti per testarle e di condizioni estreme. Gli sviluppatori Bosch hanno inizialmente testato la tecnologia automobilistica in inverno nelle Alpi, a poche ore di auto dalla sede centrale di Bosch vicino a Stoccarda. Oltre a testare in generale la tecnologia al freddo, ciò includeva test specifici per il sistema di frenata antibloccaggio ABS che Bosch stava sviluppando dal 1969. Ma non era possibile preparare le piste per test specializzati, come una superficie asciutta per le ruote di sinistra e una superficie ghiacciata per le ruote di destra. Così in origine vennero utilizzate strade pubbliche, soluzione che imponeva di ripulirle e rimetterle in sicurezza per la viabilità ordinaria non appena terminata ogni prova.

Bosch trovò una soluzione all'inizio degli anni '70: un lago ghiacciato ad Arjeplog, nel nord della Svezia, una comunità di poco più di 3.000 abitanti in un'area più grande di New York City. C'era un piccolo hotel con 20 stanze che fungeva da campo base, c'erano "produttori di ghiaccio" pieni di risorse e ingegneri con un altrettanto acuto senso dell'improvvisazione che potevano adattarsi alle condizioni in costante cambiamento. Qui c'era spazio per provare lo sbandamento delle vetture in modo irregolare con l'ABS spento. Questo ha permesso a equipaggi esperti di effettuare ampi testi comparativi con ABS inserito e disinserito, con nuovi modelli di auto, anche con prototipi di auto mimetizzate che attendevano le omologazioni per debuttare sul mercato. Sul lago ghiacciato i piloti hanno potuto testare le diverse impostazioni dei parametri del sistema senza grossi rischi. Nella peggiore delle ipotesi, estraendo le auto danneggiate dai cumuli di neve utilizzando altri veicoli.

Wolf-Dieter Jonner, che insieme a Heinz Leiber e Jürgen Gerstenmeier è stato uno dei “padri” del sistema frenante antibloccaggio ABS Bosch, racconta: “Al momento dei primi test drive usavamo ancora saldatori per alterare i parametri ABS, non i computer". Questo lavoro era - ed è ancora oggi - qualcosa di davvero speciale, come spiegano gli ingegneri Bosch in pensione Erich Bittner e Jürgen Zechmann raccontando le loro esperienze come collaudatori di veicoli ad Arjeplog a metà degli anni '70. Allora stavano ancora lavorando per rendere il sistema di frenatura antibloccaggio pronto per la produzione in serie e adatto all'uso quotidiano. "Non sapevamo mai quando saremmo tornati a casa", dice Bittner. “Uno dei miei tour più lunghi è durato sei settimane di fila. Abbiamo sempre pensato di essere sull'orlo di una svolta per trovare soluzioni, che solo un'altra settimana sarebbe bastata. E invece prima che ce ne rendessimo conto, era passato più di un mese ed eravamo sull'orlo del collasso. A volte eravamo ancora fuori a fare prove sul lago alle due del mattino con temperature impossibili, e poi alle sette eravamo di nuovo sul ghiaccio”.

Dal 2004, Bosch ha un proprio centro di prova che misura circa 420 ettari nella vicina penisola di Vaitoudden. Qui, fino a 500 collaudatori testano principalmente i moderni sistemi di controllo dei freni durante l'inverno in condizioni estreme: per le piste sul lago, lo strato di ghiaccio deve avere uno spessore di almeno 30 centimetri. La ricerca del massimo della sicurezza per chi guida, continua.