Lunedì nero. Borse in picchiata, pressing sulla Fed: scommessa su taglio dei tassi
Pesante calo della Borsa di Tokyo sui timori d una recessione Usa
Bisogna allacciare bene le cinture prima di guardare verso lo strapiombo delle Borse di questo lunedì nero che da Tokyo a Francoforte, da Londra a Milano, da Parigi a Madrid non ha risparmiato aziende e investitori, in un crollo così straordinariamente speculare (e forse nemmeno così giustificato) a quella fiera dell’ottimismo che aveva portato negli ultimi mesi gli indici azionari ai massimi di sempre. A volare è stato invece solo l’indice della paura, quel “Vix” progettato per tracciare la volatilità dell’S&P 500 e che ha segnato un’impennata a due cifre fino a toccare quota 65,7 (con un rialzo del 181%), un livello che non si registrava dal marzo 2020, in piena epoca Covid. La velocità di variazione dei prezzi è un metodo per misurare il sentiment del mercato: le deludenti trimestrali di alcuni big del settore tech, come Alphabet, Intel e Amazon, e i dati ben inferiori alle attese sul mercato del lavoro statunitense – con il conseguente aumento dei timori su una possibile recessione negli Stati Uniti – già dal mattino hanno indicato la via che avrebbe preso la giornata, con la flessione della Borsa di Tokyo del 12,4%, ribasso peggiore dal -14,9% dello storico Black Monday del 1987.
Una paura che non ha risparmiato gli altri principali listini, a mano a mano che i fusi orari scandivano l’apertura delle Borse. A Piazza Affari l'indice Ftse Mib ha ceduto il 2,37 per cento e un comparto bancario in evidente affanno; male anche Francoforte (-1,77 per cento), Londra (-1,70 per cento), Parigi (-1,39 per cento) e Madrid (-2,23 per cento). Negativa anche l’apertura di Wall Street: dopo i primi scambi il Dow Jones cedeva il 2,77% a 38.637 punti, il Nasdaq crollava a -6,06% a 15.759 punti e lo S&P 500 -4,09%. Se il periodo estivo è tradizionalmente quello con la volatilità maggiore, secondo molti osservatori a pesare sull’andamento del mercato sono stati anche altri due fattori: da un lato uno scenario di pressing generale sulla Fed, la cui politica restrittiva è sotto accusa per aver raffreddato troppo il mercato del lavoro Usa, dall’altro la rivalutazione dello yen e il rialzo dello 0,25 per cento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale del Giappone.
Quel che appare certo è che se l’economia americana dovesse deteriorarsi, la Fed appare ora pronta a intervenire. Secondo il presidente della Fed di Chicago, Austan Goolsbee, i dati sull’occupazione «ancora non indicano una recessione», sono solo «un numero», ma in ogni caso la Fed «deve prestare attenzione» alla debolezza del mercato del lavoro. Il presidente ha anche detto che «non avrebbe senso mantenere una politica restrittiva se l’economia si stesse indebolendo». Sul mercato circolano già le scommesse per un intervento di emergenza della stessa Fed sui tassi. Di fronte alle turbolenze e ai timori di una recessione americana, questa mattina i trader erano arrivati a prezzare al 60 per cento la probabilità di un taglio dei tassi di 25 punti base entro una settimana (invece che a settembre), posizioni che nel corso di seduta si sono ridimensionate al 30%. Sul mercato è comunque diffusa la convinzione che la Fed dovrà agire in fretta e con decisione: i trader si attendono un taglio di 50 punti base a settembre e di altri 50 punti a novembre. «Se il crollo dei prezzi degli asset rischiosi dovesse prolungarsi in modo significativo, non si può escludere un taglio di emergenza da parte della Fed – osserva Jean-Louis Nakamura, responsabile Vontobel Conviction Equities Boutique –. Il rimbalzo delle azioni potrebbe essere altrettanto drastico quanto il recente sell-off».
Il lunedì nero delle Borse mondiali ha travolto anche l'oro, bene rifugio per eccellenza: il metallo giallo è sceso del 2 per cento a 2.393 dollari l'oncia, mentre l'argento ha ceduto il 5 per cento a 26,90 l'oncia, segnali del “panic selling” che sta colpendo i mercati azionari. Male anche le criptovalute. Il bitcoin, in forte calo, è rimasto sotto la soglia dei 53 mila dollari. La regina delle criptovalute si attesta sotto ai 50mila dollari, in calo di oltre il 15 per cento nelle ultime 24 ore. Performance negativa anche per Ethereum, che ha perso il 21,34 per cento a 2.289 dollari.
«Stiamo assistendo a una correzione dei mercati, che è un fenomeno che accade spesso: mi aspetto che in questa prima fase, ci sarà una forte volatilità e quindi non mi sorprenderebbe anche un recupero rispetto alla flessione che stiamo vedendo oggi – ha sottolineato Andrea Monticini, docente di Econometria finanziaria dell'Università Cattolica valutando la situazione dei mercati –. Ma il sentiero è tracciato su una correzione del mercato finanziario che porterà ad una robusta diminuzione. Ci sono diversi fattori che concorrono a questa situazione: ci sono timori sulla tenuta del ciclo economico, i tassi sono ancora molto alti e le banche centrali che inizino a tagliare i tassi d'interesse, a cominciare dalla Fed. È uno scenario che siamo abituati a vedere sempre: c'è una fase espansiva ed una di correzione».