Donne e impresa. «La crisi ci toglie il lavoro? E noi facciamo i gufi»
Per una volta, i gufi non sono i non meglio identificati pessimisti del panorama politico, ma piccoli portafortuna che guardano al futuro con ottimismo. Con i loro occhioni fatti di bottoni sorridono dagli scaffali, accanto a gatti, pipistrelli e topolini e soffici coperte patchwork. Tutti al 100% di lana ricavata dai maglioni usati. Sono le creazioni di Re-Plaid, una neonata associazione culturale di Reggio Emilia formata in prevalenza da donne che hanno perso il loro lavoro. Professionalità ormai disoccupate, che hanno rispolverato i vecchi studi di comunicazione e design e abbracciato il riciclo creativo.
Coperta o animaletto, ogni pezzo è unico, realizzato a mano, cucendo «la lana alla volontà di andare avanti.» E costruendo «un’economia più etica» precisano le responsabili del progetto, Lidia, Cinzia e Francesca, tutte tra i 47 e i 50 anni. Hanno iniziato con i gufi, poi sono arrivate le richieste di fare i gatti e gli altri soggetti. Il loro segreto sono «amiche e amici, volontarie e volontari, donatrici e donatori di maglioni, di lane, tirelle, bottoni». E siccome ormai non c'è vero design che non abbia anche un'anima, ogni animaletto ha un nome - e una personalità - proprio. «Ma il cuore è uno solo, il nostro», dicono le responsabili che sulla loro pagina facebook vedono aumentare gli amici e che vengono invitate a mercati ed esposizioni come l'ultima a cui hanno partecipato: Homi, la fiera degli stili di vita, a Milano.