Economia

Il crollo solo in Italia e in Europa. Crisi dell'auto? Mai così falso: +44% in dieci anni

martedì 20 maggio 2014
«Chi vede un ridimensionamento del “vettore” auto si sbaglia. Mai come oggi infatti l'automobile è diffusa nel mondo con 83,5 milioni di pezzi (tra autoveicoli e veicoli commerciali) venduti nel 2013: il 44% in più rispetto a 10 anni fa...». Lo ha detto oggi a Verona Gabriele Maramieri, direttore generale di Quintegia in apertura dell'Automotive Dealer Day, l'evento B2B leader in Europa per il settore della distribuzione automobilistica. «Se è vero che nei mercati maturi come quello europeo l'auto rallenta – con una perdita nell'ultimo decennio del 3,9% – allo stesso tempo si assiste a un boom delle Case nei paesi emergenti».
 
Per il dg della società italiana che studia le dinamiche della distribuzione auto, «Cina (+440%), Brasile (+169%) e Russia (+125%) hanno cambiato la geografia del mercato, ma ciò non significa che da noi l'auto ha perso di importanza. È vero il contrario: in Italia come in Europa – dove la crisi ha morso più che in altre aree - si assiste oggi a un impulso nuovo, dettato dalla tecnologia e dalla mobilità condivisa. Oggi l'auto non è più solo una semplice quattroruote, ma un insieme di valori e servizi un tempo inimmaginabili e su queste leve deve puntare il settore: dal car sharing low cost per i giovani all'auto crossmediale».
 
La speciale classifica del mercato mondiale dell'auto vede al primo posto la Cina, con 21,9 milioni di immatricolazioni nel 2013, a seguire Usa (15,6mln), Giappone (5,3mln), Brasile, Germania, India, Russia e Regno Unito. L'Italia è 12ma, con una perdita netta del 42,5% del mercato. Se invece si guarda il rapporto auto/abitanti di oggi, primeggiano gli Stati Uniti, con 791 veicoli ogni 1000 abitanti (fonte OICA, 2012); segue Canada con 624, Ue con 563 e Russia circa 300. Staccati Cina, Africa e India rispettivamente con 79, 42 e 18 veicoli ogni 1000 abitanti. L'Italia conta 690 auto (e veicoli commerciali) ogni 1000 abitanti, dato ben superiore alla media mondiale (170) e a quella europea (563). «Questo la dice lunga - ha concluso Maramieri - su quanto siano ampi i margini di crescita nei Paesi emergenti e allo stesso tempo quanto sia capillare l'auto nei mercati maturi».